GESÙ SCRIVE PER TERRA
«Allora ciascuno tornò a casa sua, mentre Gesù si avviava al Monte degli Ulivi. Ma all’alba egli si recò di nuovo nei recinti del Tempio; e quando tutto il popolo andò da lui, egli, sedutosi, cominciò a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna che era stata sorpresa in adulterio e la fecero stare là in piedi di fronte a tutti. «Maestro», gli dissero, «questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè nella legge ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Facevano questa domanda per prenderlo in trappola e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E, siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, seguitò a scrivere per terra. Ma quelli se ne andarono uno dopo l'altro, cominciando dai più anziani; rimase solo Gesù con la donna dinanzi a lui. Allora Gesù, alzatosi, disse: «Donna, dove sono tutti? Nessuno ti ha condannata?». La donna rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Nemmeno io ti condanno. Và, ma d'ora in poi non peccare più» (Giovanni 8, 1-11).
Alcune questioni aperte
Questo brano, pur così noto e significativo, ci fa registrare alcune questioni che meritano almeno un accenno.
Questo racconto faceva parte del Vangelo originale secondo Giovanni? È stato inserito in un periodo posteriore? Oggi gli studiosi, quasi all'unanimità, rispondono che si tratta di una inserzione posteriore. Infatti «questo passo non si trova in nessuna delle prime testimonianze testuali greche importanti di provenienza orientale... Le prove nei primi secoli a favore di questo passo come facente parte della Scrittura sono limitate alla chiesa occidentale... Si può tuttavia dimostrare con buoni argomenti che il racconto ebbe le sue origini in Oriente ed è veramente antico... Il racconto era noto (ma non necessariamente come Scrittura) nella Siria del II secolo. Dal punto di vista della critica interna, la storia è perfettamente plausibile e del tutto simile a qualcuna delle altre storie evangeliche di tentativi di tendere tranelli a Gesù (Lc. 20, 20 - 27). Non cè nulla nella storia stessa o nel suo linguaggio che ci impedisca di considerarla come una antica storia riguardante Gesù. Becker sostiene con energia questa tesi» (R.E, Brown, Giovanni, Cittadella, pag. 434).
Non è tutto. Sorge immediatamente un altro interrogativo: se siamo di fronte ad una antica storia riguardante Gesù, per quali ragioni non fu immediatamente inserita nei Vangeli? Riesenfeld ha dato la spiegazione più plausibile del ritardo nell'accettazione di questa storia.
La naturalezza con cui Gesù perdonò l'adultera era difficile da conciliare con la rigida disciplina penitenziale in voga nella chiesa primitiva» (R.E. Brown, pag 435). Solo quando la pratica penitenziale si ammorbidì, questo racconto venne accettato pacificamente. Ma probabilmente siamo già al quinto secolo.
Una pagina giovannea o lucana?
Anche questo «problema» merita un accenno. «Il testo greco del racconto mostra una quantità di lezioni varianti (derivanti dal fatto che esso non fu dapprima pienamente accettato), ma in generale lo stile non è giovanneo nè nel vocabolario nè nella grammatica. Stilisticamente, la storia è più lucana che giovannea... Un gruppo importante di testimonianze colloca il racconto dopo Luca 21, 38, una collocazione che sarebbe di gran lunga più appropriata che non la presente posizione della storia in Giovanni, dove essa interrompe la sequenza del discorso alla festa dei Tabernacoli» (R.E. Brown, Giovanni, pag. 435). Ovviamente, stando così le cose, ci si potrebbe avventurare in una ulteriore questione: «Quali ragioni hanno portato a inserire nel Vangelo di Giovanni un brano lucano?». Le ipotesi, i tentativi di risposta sono molti.
Noi, senza negare validità ad opinioni diverse, riceviamo questo racconto antico come vera e propria Scrittura, anche se restano alcune ombre riguardo ai problemi ai quali ho accennato. Mi sembra che questa pagina evangelica sia in profonda sintonia con gli atteggiamenti profondi e i comportamenti «relazionali» di Gesù di Nazareth.
Il volto della «misericordia»
Alcuni tratti del racconto fanno problema: non era già stata giudicata e condannata questa donna? Che cosa si aspettavano da Gesù i suoi accusatori?
Si possono certamente sollevare questi ed altri interrogativi come è possibile cogliere una molteplicità di significati. Nella prassi di Gesù, in modo del tutto particolare nei suoi incontri con le donne, la magnanimità e la tenerezza occupano un posto di grande rilievo. Se Gesù è la «parabola di Dio», se egli ci fa toccare con mano come Dio ama, questo brano è una epifania, una manifestazione dell'amore perdonante del Padre. Nella vita di Gesù (anche se Dio non è riducibile a Gesù e Gesù non manifesta tutto Dio perché Dio è sempre più grande di ogni sua particolare manifestazione) noi troviamo i tratti essenziali dell'amore di Dio.
Gesù non si pone dalla parte degli accusatori e non cerca una elegante scappatoia. Non fa compromessi con il peccato, ma porta un annuncio di perdono e di speranza e sottolinea l’esigenza della conversione. Gesù è attento a raggiungere il cuore di questa donna.
Sì potrebbero cogliere molte sfumature in queste righe, ma io preferisco mettere l'accento sul gesto di Gesù che, chinatosi, scrive per terra.
Questo scrivere per terra
La sequela di Gesù è una esistenza a tutto rischio. Non esistono risposte prefabbricate e la realtà non è così semplice e lineare come noi a volte desidereremmo. Anche a noi, a ciascuno di noi, piacerebbe trovare l’autostrada del sole e, invece, dobbiamo fare i conti con nebbie spesse e ricorrenti. Anche noi dobbiamo, in sostanza, chinarci a terra e scrivere nella polvere, cioè cercare un sentiero, una risposta.
E siamo presi dall'ansia, dall'inquietudine, dall'incertezza. Ci sono momenti in cui dobbiamo fare una pausa, imporci una sosta, per poter tentare un sentiero nuovo o, almeno, cercarlo. Questo riconoscerci poveri anche di soluzioni appartiene alla nostra realtà ed è inutile (e falso) credere di camminare sempre a fronte alta, con il sole in fronte.
Dio nan ha «telefonato» a Gesù la risposta «giusta», non gliel'ha suggerita all'orecchio. L'ha aiutato a cercarla.
E spesso ci tocca constatare che le nostre risposte sono proprio scarabocchi sulla polvere, tentativi terra terra. Ma in questa ricerca noi crediamo che il Dio di Gesù e il Dio nostro sia presente. Forse a noi piacerebbe trovare scritte in cielo le risposte che dobbiamo dare in terra, cercando nella polvere.
Signore, mantienici nella fede in Te, nella radicale fiducia in Te, anche quando nella vita il sole sembra oscurarsi e prevalgono le tenebre.
Fà che, come Gesù, amiamo questa terra che è lo spazio in cui Tu ci stai accanto per cercare sentieri di fraternità e di gioia.
Quale messaggio?
Gesù ha davanti a sè la donna e i suoi accusatori. Il contrasto tra questa donna, umiliata e probabilmente consapevole del suo peccato, e la violenza collettiva di coloro che l'hanno condotta dovettero ferire l’animo di Gesù. «Nella scena dell'adultera v’è da presupporre... un’istintiva simpatia per questa donna colta in flagrante, di solidarietà per una vittima contro la quale si sta per scaricare la reazione cieca e violenta del collettivo. Un collettivo che non riconosce la propria componente di aggressività inconscia; anzi, vengono invocati nell'occasione Mosé e la Legge a sostegno di una condanna, di cui farisei e anziani sarebbero soltanto i necessari esecutori materiali» (M. Garzonio, Gesù e le donne, Rizzoli, pag. 99).
Mi sembra che Gesù voglia trovare una strada che apra nuovi orizzonti alla donna e ponga i suoi accusatori nell'opportunità di riflettere. Forse Gesù cerca di mettere l’una e gli altri su un sentiero nuovo.
Le emozioni si scatenarono dentro il cuore di Gesù. Forse non era assente nemmeno una certa indignazione verso quelle persone che, di fronte al peccato altrui, non sanno fare altro che condannare, emarginare. Forse Gesù, conoscendo le norme giudaiche del tempo, cercava una strada che aprisse la legge nella direzione della misericordia e della solidarietà.
Ma non esisteva, già confezionata, una risposta nuova. Con tutta probabilità, questo chinarsi per terra e questo suo scarabocchiare nella polvere non ha bisogno di interpretazioni tanto sofisticate.
Gesù non sa come fare, non riesce a trovare una strada e si china a scrivere per terra come per sedare la propria ansia, prendere tempo, pregare, far emergere una proposta che aiuti tutti a crescere nella direzione dell’amore che impedisce di dividere il mondo in peccatori e innocenti.
Spesso ci siamo «fabbricati» una strana idea di Gesù, come se egli avesse sulla punta delle dita la soluzione per ogni problema, come se per lui tutto fosse chiaro e semplice.
FAANCO BARBERO: NEL LIBRO LA BESTIA CHE SEDUCE: BRA 1990