2004 - PER LA FESTA DEI 30 ANNI DELLA COMUNITA’
Fiorentina Charrier
Premetto che, prima di far parte della comunità di base, partecipavo alla messa molto raramente e con scarso coinvolgimento. Quello che pativo di più era il ritualismo quasi ossessivo (alzarsi, sedersi, farsi il segno della croce...) e il dover «subire» spesso delle omelie che non mi coinvolgevano.
Ora la celebrazione eucarestica, con il gruppo biblico settimanale, è per me il momento che vivo con grande emozione, perché sento che fa proprio parte della mia vita e che, anzi, è molto legato agli altri aspetti della mia vita lavorativa e affettiva.
L’eucarestia, nella nostra comunità, è momento molto intenso di preghiera e di confronto. Ogni domenica il gruppo che prepara il momento eucaristico, con grande libertà, può scegliere uno dei canoni dal libro delle preghiere eucaristiche (raccolta nata nella nostra cdb) oppure «costruire» un canone che rifletta meglio il percorso del gruppo. La predicazione viene gestita a turno da uno dei quattro gruppi biblici e, quindi, riflette sensibilità diverse, ed è per questo che, secondo me, il confronto è arricchente e stimolante: è stupefacente come per ognuno/a di noi lo stesso passo biblico possa suscitare riflessioni diverse.
Un altro aspetto che vivo molto intensamente è il momento dello spezzare il pane. Valorizziamo questo segno proprio come simbolo della condivisione. Spezzare il pane, come faceva Gesù, ci indica la via per metterci alla sua sequela: saper spezzare il nostro pane, il nostro tempo, il nostro denaro, la nostra casa e poi condividere gioie, dolori, fatiche ed emozioni.
Mi sono chiesta che cosa c’entri questa mia riflessione con i trent'anni della nostra comunità. Poi… ho pensato che il cuore non va mai fuori tema... E così mi sonò decisa a scrivere queste poche righe.
Sono in comunità da oltre 13 anni. Non so come spiegare la cosa, ma da subito ho sentito che questa comunità era la “terra” che il mio cuore andava cercando da tanto tempo. Perché non mi ero mai avvicinata prima? Ora faccio anch’io con tanti altri e altre quello che posso e... spesso vorrei essere capace di fare di più. Ma non è questo quello che voglio dire.
Dopo oltre 13 anni, ogni giorno di più sono stupita... quante attenzioni, quante energie, quanto impegno… ci vuole per far vivere questa piccola e fragile realtà che è la nostra comunità di base: gruppi biblici, le celebrazioni, le feste, la rivista “Viottoli”, i libri, il “Foglio di comunità” che esce ogni mese, il sito internet, l'ospitalità, l’autofinanziamento, i collegamenti con le altre realtà di base, le telefonate, le lettere, la posta elettronica, il volontariato... Tutto questo con i problemi, i limiti, le tensioni, le difficoltà e le incomprensioni. Tra di noi non ci sono né eroi né santi, ma persone, uomini e donne, che, tra fatica e gioia (direi tantissima gioia), riescono a proseguire con tanta fiducia. C'è chi piange e chi ride, chi nasce e chi muore, chi si avvicina e chi si allontana, chi la vuole cotta e chi la vuole cruda, ma io sento che è proprio in questo cammino che la concretezza della vita si realizza.
A volte, abbracciando Franco, il mio grande amore, prego con lui e con le lacrime agli occhi ringrazio per il dono della comunità. Sì, proprio un grande dono di Dio. Forse vi sembrerà troppo ingenuo, ma spesso mi viene voglia di incitare le persone che incontriamo: “Su... forza... date vita anche voi ad una comunità di base...”.