Contro ogni presunzione magisteriale
A dieci anni dalla sconfessione dell’Isolotto fiorentino - e mentre si moltiplicano i segni della repressione - questo libro di un cristiano « di base » vuole essere una voce nel dialogo fraterno tra quei credenti che lottano contro la « normalizzazione » della chiesa e la « germanizzazione » della società.
Una chiesa « normalizzata » è infatti una bestemmia contro il Cristo Risorto e il suo Spirito. Eppure L'attuale politica di riaggregazione del mondo cattolico indica, anche in Italia, quali sono gli obiettivi della chiesa ufficiale.
Come ha detto giustamente un vescovo latino-americano, Jeronimo Podestà: « Il peccato del mondo diventa prostituzione quando si installa nel seno stesso della chiesa. Alcuni pretendono di lottare contro il peccato del mondo ignorando questo mistero di prostituzione, ma non si può essere testimoni di Cristo nel mondo, senza soffrire nella propria carne la prostituzione della chiesa ».
Eppure queste pagine, nel sofferto accenno alle piaghe delle chiese cristiane, rivelano un inconsueto amore alla chiesa, amata sperando contro ogni speranza, nella coscienza che il Dio di Gesù Cristo ci sospinge e ci attende sempre ancora al di là di ogni nostra speranza, al di là di ogni nostro peccato.
Costruire la comunità credente sull'evangelo di Gesù è la preoccupazione centrale, sostanziata di fede, di riflessioni pacate, di intendimenti costruttivi: ecco il cuore di queste pagine, nate in momenti ed in contesti diversi ma non per questo meno unitarie e coerenti. Esse hanno soprattutto la pretesa di parlare ai « non addetti ai lavori » nel tentativo di incrociare alcuni problemi, di cogliere domande quasi inespresse, di aprire un confronto, di discorrere tra fratelli della nostra fede in Gesù Cristo. Tale scelta, che ha innegabilmente i suoi limiti, vorrebbe essere un atto di amicizia verso tutti coloro che, anche nella base, sono continuamente espropriati e emarginati da un linguaggio che sentono loro estraneo. Ma queste pagine vorrebbero rappresentare anche una confessione di fede. Avanzando negli anni la vita cerca di raccogliersi attorno al suo centro, la fede punta all’essenziale, la pianta vorrebbe tenere solo più i rami che portano frutto. È l’ora in cui tutte le infallibilità si sgretolano come miti in dissoluzione... Solo quando il Signore ci convince che non siamo maestri di nessuno, ma semplicemente fratelli, diventa possibile, nella forza del suo amore, giocare tutta la vita per la liberazione e per l’evangelo. Da questo momento per molti cristiani diventa intollerabile vivere negli spazi dell'ubbidienza ad un sistema politico e ad uno stile di vita che vuole normalizzare il presente ed estirpare i semi dell’utopia. Ma da quando è venuto Gesù l'utopia abita tra noi., è diventata un dinamismo-incontenibile, una forza insopprimibile.
Chi ha letto Una fede da reinventare (Claudiana, 1975) non stenterà a ritrovare qui uno stile ed un filone non facilmente schematizzabile, un interlocutore scomodo e stimolante. Mentre la chiesa ulficiale riconferma la sua vocazione centrista e interclassista, mentre i sentieri della risurrezione trovano lo sbarramento del potere, non è l'ora di tracciare dogmaticamente delle strade.
La chiesa vive della « sola Grazia », ma non può non tradursi in passione per il Regno di Dio nella lotta di liberazione degli oppressi.
L'importante è che il Signore ci regali la presenza antinormalizzatrice dei profeti. Anche se - con una monotonia sconcertante - le loro tombe saranno violate dalle « ballate dei gerarchi », dalle commemorazioni dei teologi di corte è dalle aspersioni dei cardinali, essi restano uno dei più grandi doni che il Signore può fare alla sua comunità.
Franco Barbero, 1978