SOLO I POVERI CAPISCONO LA POVERTÀ
Giovanni SCAVAZZA*
Se sei povero sai cos'è veramante la povertà. La dimostrazione di questo assioma è quotidiana nell’egoismo diffuso del materialismo consumista, nell'insensibilità incosciente di chi non ascolta o accoglie con fastidio le dimostrazioni pratiche della povertà.
La povertà vera non è nulla di commovente, nulla che sia facile o piacevole da descrivere. Fra le sue pieghe si può certamente trovare spiritualità e saggezza (io l'ho trovata) ma occorre essere predisposti, sin da prima che essa si occupi di te, perché quando lo fa, si prende tutto: casa, possedimenti materiali, salute, orgoglio, dignità, e riconquistarli ha il prezzo della tua stessa vita.
Vi parlo di povertà perché sono povero ed io la capisco. La povertà è denti rotti e mancanti (a me ne mancano 16), cure negate, malattie endemiche trascurate e lasciate correre. La povertà è essere indifesi di fronte all’abuso, il dover di chiedere quel che si sa verrà probabilmente negato, il lasciar scorrere su di te la prepotenza del sistema. La povertà è alienazione, esclusione... a tratti follia e disperazione, è un lungo cunicolo senza uscita, un tunnel dove la speranza muore e si azzera, dove le prospettive divengono piatte e inutili, dove il futuro s'annulla e diventa paura.
La povertà quindi non è nulla di poetico e il trovare poesia deriva dalla compassione che hai già, non quella che troverai intorno a te, perché nessuno realmente te ne darà se non formalmente, per il semplice fatto che non capiscono, non sanno davvero con che cosa hanno a che fare. Non lo sanno i politici, non la sanno gli ecclesiastici, non lo sanno i finti santoni, non lo sanno gli sbirri, non lo sanno i giudici, non lo sanno i pietosi, pelosi, perbenisti, non lo sanno i caritatevoli piccolo borghesi annoiati buonisti, ne sanno poco e poco ne comprendono persino gli addetti ai lavori. Solo i poveri capiscono realmente la povertà, perché bisogna provarla per sapere davvero cosa sia, come essa divori morale, etica, dignità, come essa azzeri e annulli tutte le chiacchiere inutili fatte intorno a lei.
I poveri nessuno li ascolta davvero, fingono i più, i compassionevoli sono pochi, pochissimi, quelli che capiscono ancora meno, perché un povero non è credibile, non potrebbe mai essere un intelligente, un saggio, uno scrittore vero, un poeta o un artista, figlio d’arte come me.
La povertà è legata alla filosofia corrente, all'ignoranza, alla stoltezza, all’alienazione, ed oggi più che mai essa viene vissuta e descritta dai più come una forma di colposa e degenerante autoesclusione, quasi fosse scelta cosciente.
Non parlate di povertà se non sapete, non irridete con la vostra patetica e distratta attenzione qualcosa di cui non avete intenzione di scrutare la profondità che non vi interessa, che vi spaventa, che rappresenta un peso inutile nel vostro risiko delle strategie.
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* Ex docente di educazione artistica e storia dell'arte.