giovedì 6 marzo 2025

Ad Assisi una "Rete sinodale" per

una Chiesa più inclusiva

di Luigi Sandri in “Confronti” del febbraio 2025

 

La “Rete sinodale”, composta da trenta gruppi cattolici di base, si riunirà il 22-23 febbraio prossimi ad Assisi per discutere l’Instrumentum laboris in vista della seconda sessione del Sinodo italiano. Al centro del dibattito temi come l’inclusione delle persone Lgbtq+ e il ruolo delle donne nella Chiesa.
Le proposte mirano a influenzare le decisioni future della Conferenza episcopale italiana. Tra le molte voci che si stanno esprimendo in vista della seconda e ultima sessione del Sinodo italiano (prevista dal 31 marzo al 3 aprile prossimi) vi sono quelle della “Rete sinodale”, cartello formato da una trentina di gruppi, comunità, iniziative, tutte sorte dalla base, ciascuna con le sue caratteristiche e sensibilità, ma coordinatesi per offrire alla Grande Assemblea della Chiesa cattolica italiana suggerimenti e desiderata.

Sabato 22 e domenica 23 febbraio prossimi, dunque, partendo da un esame dell’Instrumentum laboris – il documento-base in vista della seconda Sessione, redatto dalla Conferenza episcopale italiana tenendo conto dei risultati della prima Sessione (Roma, 15-17 novembre 2024) – alla Cittadella di Assisi si riuniranno aderenti o simpatizzanti del cartello, che è composto da: Adista, Associazione comunità Emmaus, Cammini di speranza, Centro italiano femminile-Lombardia, Centro interconfessionale per la pace (Cipax), Comunità cristiane di base, Comunità di via Germanasca-Torino, Coordinamento 9 marzo-Milano, Coordinamento teologhe italiane, Costituzione, Concilio e cittadianza (C3dem), Decapoli, Donne per la Chiesa, Fraternità Arché, Il faro, Il foglio-Torino, Il gibbo, La tenda di Gionata, Noi siamo Chiesa, Noi siamo il cambiamento, Ordine della sororità, Pax Christi, Per una Chiesa diversa, Ponti da costruire-Napoli, Pretioperai, Pro civitate christiana, Progetto adulti cristiani lgbt, Progetto giovani cristiani lgbt, 3Voltegenitori, Viandanti.

Un pur sommario sguardo a questo elenco fa intuire la varietà delle esperienze, e delle realtà, che stanno per riunirsi, e che, dopo aver seguito attentamente (e, con alcun* esponenti partecipato) alla prima Sessione, si misureranno, spronati anche dall’Instrumentum laboris, il quale esamina tantissimi problemi, con sintesi che al cartello di Assisi in alcuni casi sono sembrate ricche di proposte ma, in altri, piuttosto astratte e reticenti. Ad esempio nella scheda 5/i esso propone: «Impostare a livello nazionale dei cammini per le persone con orientamento omoaffettivo, superando l’attuale situazione affidata ad iniziative singole e non coordinate. Nell’accompagnamento pastorale di queste persone valutare le opportunità offerte dalla dichiarazione Fiducia supplicans sul senso pastorale delle benedizioni “traducendola” per il contesto sociale ed ecclesiale italiano». Quel testo, che prevede la benedizione anche a persone, ma non a coppie del mondo Lgbtq+, ha visto l’aperta avversione della grande maggioranza delle Conferenze episcopali africane al documento firmato il 18 dicembre 2023 dal cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della fede.

Altro esempio, su Chiesa-donne. Alla scheda 15 l’Instrumentum della Cei si apre citando il n. 60 del Documento finale del Sinodo dei vescovi di ottobre: «In forza del Battesimo, uomini e donne godono di pari dignità nel Popolo di Dio. Eppure, le donne continuano a trovare ostacoli nell’ottenere un riconoscimento più pieno dei loro carismi, della loro vocazione e del loro posto nei diversi ambiti della vita della Chiesa, a scapito del servizio alla comune missione…. È importante che i passi delle Scritture relativi alle donne trovino adeguato spazio all’interno dei lezionari liturgici… Non ci sono ragioni che impediscano alle donne di assumere ruoli di guida nella Chiesa: non si potrà fermare quello che viene dallo Spirito Santo. Anche la questione dell’accesso delle donne al ministero diaconale resta aperta».

Quindi, il testo della Cei, ai paragrafi D ed E della scheda 15, propone: «Contribuire allo studio sul diaconato alle donne avviato dalla Santa Sede avvalendosi dei contributi, delle esperienze ecclesiali e delle competenze teologiche presenti nel contesto italiano, mettendo in evidenza la possibile corresponsabilità che questa scelta comporterebbe per essere una Chiesa sinodale di uomini e donne». E poi: «Avviare uno studio, mediante gli strumenti della ricerca sociale, sul ruolo e la presenza delle donne nella realtà pastorale della Chiesa in Italia, al fine di formulare proposte operative per incentivarne la presenza a tutti i livelli, soprattutto in quelli di responsabilità e coordinamento e nei processi decisionali. Fare riferimento alle ricerche già realizzate e alle buone pratiche già esistenti di responsabilità ecclesiali e pastorali affidate a donne». Parole prudenti, a proposito dell’ordinazione di diacone, che si pongono in un cono di luce attendista. Ma – pur sempre lasciando alla Cei il diritto di tirare le somme della seconda Sessione, e al papa di rifiutare una proposta più audace di quella del Sinodo vaticano – non potrebbe la Chiesa italiana indicare espressamente quella che, a suo parere, sarebbe la strada che apre il futuro?

Noi non sappiamo dove approderà, in proposito, l’incontro di febbraio; e, ovviamente, quali sue proposte saranno poi accolte dalla Grande Assemblea della Chiesa italiana. Anche ad Assisi saranno diciassette, come le schede di essa, le tematiche discusse in Gruppi di studio. E nella Città di san Francesco la fucina arderà, e da quel fuoco, noi lo speriamo vivamente, qualcosa di luminoso ci sarà dato.

Confronti, 11 Febbraio 2025

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Scrive ancora Luigi Sandri

Rete Sinodale — Comunicato per la stampa

 

Donne in tutti i ministeri ordinati; commissione nazionale indipendente sulla pedofilia del clero; piena accoglienza, teologica e pastorale, delle persone Lgbtg+. Queste le riforme, tra tante, che duecento persone, appartenenti alla “Rete sinodale” composta da una trentina di gruppi e comunità riunitesi per due giorni ad Assisi, hanno proposto alla Conferenza episcopale italiana.

Il contributo viene inviato alla Cei perché sia inserito nel documento-base che sarà discusso, dal 31 marzo al 3 aprile, dalla seconda sessione del Sinodo italiano.

A proposito delle donne, la “Rete” ritiene che solo la loro piena ammissione a tutti i ministeri ordinati potrà sanare alla radice l'impianto maschilista della Chiesa.

Poi, pur apprezzando il proclamato impegno della Cei per snidare la pedofilia del clero, essa ritiene che solo una commissione esterna ed indipendente (come bene ha fatto il vescovo Ivo Muser per la diocesi di Bolzano-Bressanone) possa raggiungere il desiderato scopo.

E tempo, conclude la “Rete”, che sia cancellato, dal Catechismo della Chiesa cattolica, il paragrafo che accampa perfino le Scritture per condannare tali persone Labtg+ se vivono pienamente la loro sessualità o identità di genere.

Infine, la stella polare della Chiesa non sia la celebrazione di se stessa ma l'impegno per la pace nella giustizia.

Assisi, 23 rebbraio 2025

 

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Scrive Franco Barbero

A me non è giunta tutta la lista dei partecipanti, numerosi (160-170), ma ho condiviso con alcuni partecipanti, come Cesare e Carla, molto presto al loro arrivo e in questi ultimi 9 giorni ne ho parlato con singoli, coppie e gruppetti.

Sono stato forse un po' eccessivo nel segnalare quelli che a me sono sembrati gli aspetti veramente positivi della “grande rete”, ma vi voglio dire come la penso:

 

1) Penso che l'idea della “rete aperta” sia stata un'ottima scelta.

 

2) Il plurale e le diversità dei partecipanti (uomini e donne) è, a mio avviso, la scelta di chi nelle comunità sente questa apertura di rete come una bella occasione di confronto e di ossigenazione che il più delle volte viene dall'altro.

3) La modalità a gruppi di libera scelta permette di arricchire il proprio “bagaglio” e favorisce il libero pensare e parlare.

4) Dal poco che ho potuto leggere, ho visto soffiare il vento delle diversità e delle possibili creatività.

5) Non aver partecipato per l'età e la salute ha costituito per me una sofferenza. Abituato a parlare e agire più con persone esterne ed estranee alle comunità, uscire in una rete a molte voci mi sembra il vero successo “dono di Dio” delle giornate del 22 e 23 febbraio.

6) Bisogna, a mio avviso, farne di più di queste esperienze “esterne a noi” ma per nulla estranee. Ne ho parlato solo con Carla e Cesare e mi sembrano condividere queste positività.

Franco Barbero, 3 marzo