mercoledì 19 marzo 2025

IL POLIEDRO

DIALOGO COME CONOSCENZA

seminando il più possibile buone pratiche per le generazioni di domani.

 

L'ISLAM DI CARNE E QUELLO DI CARTA

Al riguardo, la prospettiva di un credente intellettualmente onesto non può essere che di mettere i piedi nel piatto, ammettendo i grumi più amari e gli spazi di chiusura reciproca (un senso di violenza quotidiana che permea la vita e l'informazione, le spesso arroventate questioni di genere, le difficoltà di essere giovani musulmani additati al pubblico disprezzo senza alcuna colpa); mai dimenticando, peraltro, che si danno già oggi best practices ed esperienze consolanti, poco note anche perché valutate scarsamente notiziabili (la nonviolenza nell'Islam, il silenzioso dialogo della vita quotidiana, le non rare storie di diakonia reciproca, e così via). È quindi urgente, in tale direzione, fornire spazio e raccontare il bello e il buono che esistono, ma rimangono affogati nell'informazione allarmistica e tutta urlata cui siamo ormai rassegnati: anche perché il dialogo fornisce ai credenti (ma non solo a loro) un'opportunità per decostruire assieme quell'universale tendenza umana all'esclusivismo, allo sciovinismo, alla violenza e all’odio che possono infettare - e nei fatti stanno infettando - le identità di fede. Un primo passo, allora, indispensabile in vista di altre riflessioni e altri percorsi. Perché la sfida decisiva che sta di fronte alle Chiese e alle comunità religiose, oggi più che mai, è di evitare una lettura delle differenze esistenti, pur profonde, come scontro tra bene e male (come capita presso le tifoserie di fronte al conflitto israelopalestinese, ad esempio); di rifuggire l'identilicazione di un Islam astratto, disincarnato (l'Islam di carne, e non quello di carta); di rifiutare con nettezza la demonizzazione dell’altro. Per riuscirvi, sarà necessario guardare alle nostre differenze non come a idoli da adorare, ma come un potenziale arricchimento reciproco verso una vità piena di amore: quell'amore che per cristiani e musulmani, dopo tutto, caratterizza l'essenza stessa di Dio.

Rocca, marzo ‘25