La benedizione di mia madre
3 settembre 1965
Noi tutti e tutte abbiamo, a mio avviso, il bisogno di benedizione, del riconoscimento che Rut ricevette da Booz. E Dio, nella Sua generosità, a volte ci fa gustare la gioia di essere “benedetti” da Lui e da altre persone.
Voglio ricordare un piccolo episodio di benedizione che, tra parecchi altri, mi ha segnato in profondità nei primissimi anni del mio ministero.
Era l’inizio del settembre 1965 e, prima di partire per un'incontro con un gruppo di studenti per gli esercizi spirituali, passai a salutare i miei genitori. Ero piuttosto ansioso perché in città (e da qualche parte era stato scritto) circolava la voce che “don Barbero è un prete rosso, strano, amico dei rom è comunista”. Era giunta questa voce ai miei genitori? Come potevano reagire? Specialmente per mia madre, quale sofferenza poteva colpirla al sapere che suo figlio era diventato: subito un “prete cattivo, sbagliato, disobbediente e comunista”?
Fu una cena in cui mamma Angela mi mosse dolcemente il rimprovero di “farmi vedere troppo poco dai genitori”. Quando papà si allontanò sul balcone per fumare il suo solito sigaro, mamma si fece vicina e mi guardò fisso negli occhi. Si era accorta della mia ansia, della mia tristezza e ruppe il mio imbarazzato silenzio: “Franco, io so perché sei triste... Lo so... so anche che dicono che sei un prete strano... comunista... Sì, so che lo dicono in giro...". Mi prese la mano come aveva sempre fatto quando ero bambino... e lì le nostre lacrime prevalsero sulle parole... Fu uno di quei silenzi, profondi come il mare, dal quale emersero parole inedite.
Accarezzandomi la mano, con una lucidità ed una calma sorprendenti mi invitò ad_alzare il volto e ad ascoltarla...
“Franco... tu vai avanti... lo so, lo so, perché tu fai queste cose... vai piano, ma vai avanti... io pregherò per te”.
Fortuna volle che dal balcone a lato il vicino di casa intrattenesse mio padre... Avemmo, il tempo di asciugarci le lacrime e di ricomporre uno “scenario tranquillo”... Mi sentii come rinascere, come se mia madre di nuovo mi avesse generato. Scendeva la notte, ma per me era l’ossigeno dell’amore, era come il primo sole del mattino.
Pochi giorni dopo, cioè l'undici settembre del 1965, mia madre morì d’infarto nel sonno.
Quell’ultimo incontro ha rappresentato per me la sua benedizione. È ancora tutta nel mio cuore. Me la sono ridetta mille volte nella mia lunga vita. Sono convinto che questa benedizione di mia madre mi abbia dato una tranquillità che nessun documento gerarchico mi ha portato via. Ho visto nei suoi occhi, ho percepito nelle sue parole l’amore “materno” di Dio.