La paralisi della paura
Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari! Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire è l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli (Matteo 10,24-33).
Il contesto remoto
Il capitolo 10 del Vangelo di Matteo concentra - essendo stato redatto quando ormai erano trascorsi circa 50 anni dalla morte di Gesù - le prime riflessioni sull’opera, sull’impegno e sulle difficoltà dei messaggceri, dei testimoni delle generazioni cristiane delle origini.
L’evangelista sa quante volte nel cammino della comunità era stato necessario ed utile riprendere e meditare l’esortazione al coraggio, al “non aver paura” che Gesù aveva rivolto al gruppo dei discepoli e delle discepole.
Non erano certamente stati dei maestri di coraggio quei discepoli che si erano addormentati sul monte degli ulivi e che erano fuggiti tutti nell’ora della passione. Semmai... molto più audaci erano state alcune donne guidate da Maria di Magdala. Nella comunità senza dubbio era ben noto il racconto del rinnegamento di Pietro.
Del resto il redattore del Vangelo di Matteo era un buon conoscitore delle Scritture di Israele. In esse molte volte risuona l’invito di Dio a “non temere”, ad “avere coraggio”. Anche i profeti spesso dovevano essere risollevati dall’invito di Dio a “non temere”, a non lasciarsi bloccare dalle difficoltà. Dio libera dalla paura Abramo, Mosé, i profeti, il popolo... e deve fare i conti con persone pavide, incerte, deboli. Questo è il sano realismo che accompagna tutti gli scritti biblici e che proibisce qualunque “santificazione” delle persone, anche quelle che vanno di moda oggi nella chicsa cattolica con grande rumore, falsificando la realtà e ingannando folle che meriterebbero rispetto e ben altra attenzione.
Una comprensibile paura
E’ tempo faticoso, tutto in salita per la comunità degli anni ottanta. Sono svaniti gli entusiasmi delle origini e si profila all’orizzonte tanta indifferenza; cominciano anche a farsi sentire ostilità e persecuzioni, emarginazioni e derisioni. La paura paralizza molti fratelli e sorelle della comunità. In un simile contesto viene spontaneo chiudersi a riccio e, semmai, tenere per sé il dono ricevuto e nasconderlo. A che serve predicare apertamente quando ci si trova davanti a chi fa muro? Perché esporsi alla persecuzione e al disprezzo?
La comunità di Matteo non vuole rinnegarce il messaggio di Gesù o abbandonare il cammino, ma è tentata di chiudersi a riccio, di rinunciare alla predicazione e alla “semina” nelle vie del mondo. E' la paralisi della paura.
A questo punto l’Autore del Vangelo elabora e ripropone alla comunità il messaggio di Gesù. Questo è proprio il tempo in cui - ricorda Mattco - dobbiamo fidarci radicalmente di quel Padre che conosce persino il numero dei capelli del nostro capo, che si prende amorosamente cura di noi. Per questo possiamo non avere paura e gridare dai tetti ciò che abbiamo udito all’orecchio. Questo è il tempo in cui non possiamo permetterci di nascondere il Vangelo, ma tutto ciò che è ancora nascosto attende di venire svelato.
In queste suggestive immagini è racchiuso un invito a invertire la rotta: anzichè chiudersi nella paura e nello scoraggiamento, Matteo invita la comunità a rinnovare la fiducia in Dio e di lì ripartire con tanta speranza.
Oggi noi... le nostre paure
Queste parole possono toccare il cuore di ciascuno/a di noi perché viviamo in un contesto in cui le più insane paure galoppano, si diffondono nel tessuto sociale, si codificano in leggi razziste e invadono le coscienze dei singoli.
Pensiamo un momento alla legge Bossi - Fini. Essa è la traduzione della paura dello straniero, dell’Islam, dell’altro da noi. Pensiamo a molte chiusure nella recente legislazione italiana, alla discriminazione delle donne rispetto al ministero nella chiesa; pensiamo alla proibizione delle seconde nozze e al divieto dell’amore gay e lesbico... Siamo in presenza di una “chiesa della paura”, che continua a negare la sua multiforme tradizione e si aggrappa alle sue leggi peggiori come se fossero la voce di Dio.
Si ha paura di compiere scelte nuove, di rompere i vecchi equilibri, di abbandonare i concordati, di “sbilanciarsi” dalla parte dei più deboli e così le parole perdono vigore e la testimonianza cristiana è oscurata dall’ambiguità. Poi per coprire il vuoto si fanno viaggi trionfali e “santificazioni”, ma lo spettacolo e il mercato nascondono la paura e l’incapacità di puntare ad una fede più matura.
La paura e il vuoto
La paura della verità regna purtroppo sovrana. All’assemblea della FAO si sono sentite “umoristiche” dichiarazioni di impegno per eliminare la fame da chi usa la politica solo per i propri interessi. Affamatori che si fanno passare per “sfamatori”. E la paura della verità si è vista anche nel recente campionato di calcio. Non è proprio il caso di inneggiare alle scelte arbitrali, ma non si guarda certo alla realtà quando, insultando negli squallidi salotti televisivi come “ciccione” o “cretino” un arbitro, si nasconde un mondo fatto di soldi, di arroganze, di corruzione e si conferisce a certi eventi, che potrebbero anche avere tante valenze positive, un posto “centrale” nella storia del mondo. Non si cambiano le cose né con l’acquasanta di Trapattoni né con ridicole denunce di “complotto” né con le menzogne di palazzo né incoraggiando il fanatismo religioso.
Quando vedo i nostri politici, comprese le più alte cariche istituzionali, aggrapparsi alla bandiera, all’inno nazionale, alla retorica patriottica e intervenire sull’esito di una partita dei mondiali di calcio, penso che non hanno proprio nulla che vada oltre il banale e, non avendo né idee né coraggio per un futuro diverso, dicono le uniche cose che sanno. Davvero “il re è nudo”! Quando nella società e nella chiesa si cerca ossessivamente lo spettacolo, quando le televisioni vanno avanti a spazzatura, partite di calcio, vite di santi e apparizioni della madonna, è segno che è tempo di alzare il livello dell’attenzione. C’è il vuoto di progetto, ma c’è un pieno di manovre che ci regalano manipolazioni, disinformazione, ticket sulle medicine, rincari nelle tariffe. E noi, tra un padre Pio e l’altro, tra una retorica e l’altra rischiamo di dimenticare i veri problemi della società e i profondi inviti del Vangelo.
Aiutaci, o Dio, ad aprire gli occhi per smascherare gli inganni. Ancor più, accompagna i nostri passi sui sentieri semplici, concreti e certamente oggi non vittoriosi della giustizia e della nonviolenza. Aiutaci a mantenere fiducia in Te, nella fecondità del Vangelo, mentre i simboli della fede, di cui i padroni si sono impossessati, servono ai potenti per mantenere i cittadini come sudditi e i figli/e di Dio come pecorelle obbedienti e osannanti.
Franco Barbero
Egli darà ordine ai Suoi angeli
di custodirti in tutti i tuoi passi.
Sulle loro mani ti porteranno
perchè non inciampi nella pietra il tuo piede.
(Salmo 91,11-12)