IL CIELO: POSSIAMO CHIUDERLO...
Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro,riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose atutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.(...) Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Luca 3, 15-16 . 21-22).
L'evangelista Luca contempla a distanza un fatto certamente storico che ci viene narrato in una cornice teologica ricca di immagini e di simboli.
Intanto, ancora una volta il brano evangelico, mette davanti a noi la scultorea figura del Battista. E' lui, con la sua fede ardente e la sua predicazione infuocata, che ha attirato anche Gesù sulle rive del Giordano per essere battezzato. Marco ce lo dice in modo diretto: "Gesù venne da Nazareth della Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni" (1,9).
Questo episodio, ben presente in tutti e quattro i vangeli, vuole soprattutto parlarci un linguaggio straripante di fede: è proprio il Cielo, è proprio Dio che ha scelto questo uomo di Nazareth, questo sconosciuto artigiano per farne il Suo testimone, il Suo "inviato", il maestro della nostra vita.
Posto all'inizio del "ministero pubblico" itinerante di Gesù, questo racconto di grande intensità teologica, ci offre l'orizzonte entro il quale "pensare " e "capire" Gesù. Quello che lui ha fatto e detto, ciò che Gesù è stato, la missione che ha svolto... tutto questo è spiegabile alla luce dell'azione di Dio nella sua vita.
Il battesimo di Gesù
Il "Cielo" lo ha investito di questa missione e Gesù ha accolto nel suo cuore, dentro la sua esistenza quotidiana, la luce e la voce che provenivano da questo "Cielo" aperto.
Gesù è vissuto ed ha operato sempre in dialogo con Dio, in pace con Lui, sospinto dal Suo spirito.
Gli scrittori dei vangeli, attingendo a piene mani dalle Scritture di Israele, ci enunciano questo messaggio con un linguaggio poetico incantevole: il cielo che si apre, la colomba che scende, la voce dal cielo. Si direbbe che spesso gli scrittori biblici sono anche dei pittori, degli scultori tanto sanno usare i toni e i colori degli artisti. Forse perché hanno scritto con amore e l'amore, si sa, colora la vita... e illumina anche i paesaggi più consueti.
Il cielo aperto
Possiamo capire meglio, alla luce di questa pagina, tutta la storia del nazareno e tutto il suo messaggio, ma questi cieli aperti sopra Gesù che prega costituiscono un annuncio prezioso anche per ciascuno/a di noi.
Sulla nostra piccola, povera e semplice vita, spesso travagliata ed affannata, il cielo è aperto. Non dobbiamo mai pensare che, per i nostri errori o per i nostri smarrimenti, per le nostre contraddizioni o fragilità, Dio abbia interrotto con noi la comunicazione, il dialogo.
Il "cielo" sorride non sui "santi" o sui perfetti (che poi non esistono se non come costruzioni fittizie...), ma proprio sulle persone come noi.
Gesù ha annunciato, anzi ha fatto esperimentare, se così posso dire, a molte persone che Dio non cessa mai di sorriderci anche se il Suo sorriso qualche volta è oscurato dalle nostre o altrui nubi. Egli incontrò molte persone che si erano ormai convinte che Dio le "giudicasse dall'alto dei cieli" e non riuscivano più a vedere il "cielo aperto", cioè la pace con Dio, il Suo perdono, il Suo caldo invito a vivere con fiducia. La samaritana, la donna adultera, il centurione, l'emarginato di Gerasa... quanti, incontrando Gesù, videro riaprirsi i cieli!
Qualche volta penso che forse anch’io ho vissuto e ho predicato in modo tale da aver chiuso i cieli per qualche fratello e qualche sorella.
Chi chiude il cielo?
Talune chiese cristiane, quando ribadiscono certe presunte regole morali sugli omosessuali, sui separati/e - divorziati/e, sul celibato obbligatorio dei preti, sul ruolo "inferiore" della donna nel ministero non corrono il rischio di chiudere il cielo su tanti fratelli e sorelle?
E’ sempre molto pericoloso, anzi funesto, predicare come "voce di Dio", come "voce dal cielo" ciò che è farina del nostro sacco, ciò che è una legge ecclesiastica, una tradizione umana, una convenzione societaria che può essere frutto di una determinata cultura o incultura, di interessi di parte o di pregiudizi.
Mi viene in mente un'altra severa immagine biblica. Non potrebbe in questi casi riferirsi proprio a noi cristiani ciò che Matteo, in una pagina di polemica rovente e caricaturale, dirige verso i maestri della legge e i farisei? "Voi chiudete agli uomini la porta del regno di Dio: non entrate voi e non lasciate entrare quelli che vorrebbero entrare" (Mt. 23,13).
E io?
Ma questa pagina evangelica può anche suonare per noi come un invito alla vigilanza e alla responsabilità. Poiché se è vero che Dio non interrompe mai il dialogo con noi, è altrettanto vero che siamo noi che possiamo chiudere il cielo sopra di noi, cioè possiamo mettere da parte la presenza di Dio, metterLo alla porta della nostra vita. Questo mi sembra, oggi come oggi, uno dei rischi più concreti.
In questa società delle "cose" e degli "oggetti", nella cultura del "vedo e tocco", non c'è nulla di più facile che accantonare Dio come non evidente, non concreto.
Se io Gli chiudo la porta della mia casa, Dio si lascia mettere fuori gioco.
Forse, sempre più concentrati/e sui nostri bubù, sui nostri desideri, sulla veloce giostra degli affanni e degli affari, il "Cielo" comincia a non interessarci più,... a farsi lontano .
Concentrati/e su noi stessi, l'operazione di chiusura del Cielo avviene lentamente, quasi insensibilmente. Riusciamo a disfarci di Dio in modo gentile e Dio accetta il Suo tramonto nelle nostre vite senza buttarci nell'angoscia o farci penare nei sensi di colpa.
O Dio,
voglio seguire Gesù anche in questo.
Egli ha camminato molto concretamente su questa terra,
ma ha sempre guardato il Cielo.
Egli ha mantenuto il cuore aperto a Te,
ha costruito la sua vita su di Te,
come si costruisce una casa sulle fondamenta.
Sei Tu, o Dio,
il Cielo della mia vita:
il Cielo che illumina i miei passi
e riscalda il mio cuore.
Se io chiudo, Ti prego,
riapri come sai fare Tu.
Se Ti metto alla porta,
bussa, o Dio della mia vita.
Franco Barbero, L’ultima ruota del carro,
Litografia Comunecazione s.n.c 2001