domenica 13 aprile 2025

"Lettera n. 38" di Anna Soupa (in libera traduzione)

Pasqua… e la vita ricomincia!

Con la Domenica delle Palme, il prossimo 13 aprile, entriamo nella “Grande Settimana”, scandita dal Triduo pasquale, giovedì, venerdì e sabato prossimi, tre giorni durante i quali potremo rivivere i grandi momenti della Passione.

Iniziano con l'arresto di Gesù nell'Orto degli Ulivi, il suo processo, la sua crocifissione e la sua sepoltura, poi quella che i Padri chiamavano la sua "discesa agli inferi", in questo giorno così strano del Sabato Santo, un giorno di silenzio e di vuoto liturgico. Questi giorni di preparazione, di apertura del cuore, condurranno alla Veglia pasquale, quella notte eccezionale "in cui Cristo spezza i legami della morte", quella notte "in cui cielo e terra si incontrano e l'uomo e Dio si uniscono", come canta il trionfale *Exultet* che apre la celebrazione.

Infine, la domenica di Pasqua stessa offrirà a coloro che non hanno potuto partecipare alla veglia l'opportunità di celebrare in pieno giorno, in una natura che rinverdisce e rifiorisce, la vittoria della vita. Poi attraverseremo l'Ottava di Pasqua, settimana in cui ricordiamo che la Buona Novella viene da testimoni, trasmessi dagli evangelisti, nei quali siamo invitati a confidare, perché la Risurrezione non è una questione di prova, ma di fiducia. Quest'anno la Pasqua cade lo stesso giorno sia nella Chiesa cattolica che in quella ortodossa. La differenza nelle date della Pasqua è un prodotto della storia. Le comunità orientali - e quindi il mondo ortodosso - tendevano a seguire un calendario cosiddetto "giuliano" e Roma, a partire dal XVI secolo, un calendario "gregoriano". Il primo si basa sui mesi lunari, come i calendari ebraici, il secondo sui mesi solari. Questa felice coincidenza contribuisce a convincerci che stiamo davvero celebrando il centro della nostra fede comune, poiché verrà raggiunta l'unanimità delle tre confessioni, con i protestanti che seguiranno in questa data la data cattolica. Ma al di là di questa particolarità, che è tutto sommato occasionale, il cuore del mio messaggio è quello di ricordarci a vicenda quanto questa festa sia centrale per un cristiano. Non che sia triste e doloroso, anche se venerdì l'immensa folla di coloro che sono periti a causa della violenza, dell'ingiustizia e dell'esclusione sarà associata alla morte di Cristo, ma celebra una vittoria, quella di Cristo sul male e sulla morte. Per capirlo, dobbiamo fare un piccolo passo indietro nella Bibbia. Se la più grande festività cristiana si chiama "Pasqua", è in riferimento alla Pasqua ebraica, *Pessah*, parola che significa *passaggio*. E questo la dice lunga… Ricorda che Dio *passò* in Egitto per risparmiare le case degli Israeliti mentre colpiva gli Egiziani (Esodo 12). Afferma inoltre che gli Ebrei oppressi, guidati da Mosè, *attraversarono* il fiume e raggiunsero la libertà. Se gli Ebrei *passarono*, ogni lettore della Bibbia può scoprire di essere anch'egli un *passante*, chiamato a liberarsi dalle sue dipendenze per diventare libero. Che egli è un essere di *passaggio*, in perpetuo movimento, dalla casa di servitù, l'Egitto, alla Terra Promessa. Anche lui è invitato a camminare nel deserto, luogo di prove in cui si vaga, a volte per lungo tempo, ma anche luogo di incontro con Colui che dà la vita, il Signore. Gesù, condannato e crocifisso nel momento stesso della Pasqua ebraica, induce gli evangelisti a pensare che la sua morte, il suo *passaggio* verso il Padre, è una Pasqua del tutto inedita poiché *passa* dalla morte alla vita, verso una Terra Promessa che è in Dio*.

Così la Passione di Gesù diventa una festa, la più grande festa cristiana: la «Pasqua». In passato ho cercato di scoprire perché il nome abbia acquisito una piccola "s" nel passaggio dal mondo ebraico a quello cristiano, ma non ho mai trovato una spiegazione convincente. Se la Pasqua è la festa delle feste è perché ci fa ripercorrere tutti questi *passaggi* successivi. Davanti alla croce ci interroghiamo ripetutamente sul significato che essa racchiude.

Da un semplice punto di vista etico, i suoi insegnamenti sono di notevole ricchezza. Gesù impartisce almeno quattro insegnamenti.

1. Non esiste una società sostenibile senza donazioni. Donare favorisce la vita sociale, altrimenti è guerra.

2. Gesù rifiuta il potere di coloro che lo hanno messo a morte e sostiene il servizio da lui dimostrato durante tutto il suo ministero.

3. Accettando una morte infame e immeritata, Gesù prende il posto dell'emarginato, dell'ultimo degli esseri umani. Così facendo, egli rifiuta il principio stesso di qualsiasi esclusione, aprendo la strada a una vera riconciliazione di tutta l'umanità.

4. Infine, accettando una punizione ingiusta e immeritata, cioè prendendo su di sé il male, compie l'atto più fraterno possibile. 


In breve, Gesù disegna i lineamenti dell'essere umano così come dovrebbero essere se volesse che l'umanità vivesse felicemente. Ecco perché affermo spesso, senza alcun spirito di polemica, ma semplicemente osservando l'utilità sociale del messaggio di Gesù, che la Passione dovrebbe comparire nei manuali di educazione civica degli scolari. A tutti coloro che sono toccati dalla Pasqua, auguro delle felici festività. Possa ravvivare la nostra felice e serena appartenenza alla condizione umana, fragile, mortale, ma dotata di una bellezza assunta da Dio stesso. Che riapra i nostri cammini se sono ingombri, che rinforzi i nostri passi, che disseti la nostra sete. E soprattutto, possano i nostri dubbi avvicinarci a Colui che sulla Croce si è lamentato di essere stato abbandonato. Non guardiamo con durezza o ingiustizia il nostro prossimo, perché Cristo, che era senza peccato, si è fatto peccato per noi. E infine, non disperiamo mai, noi che abbiamo ricevuto la speranza della Pasqua come nostra parte.