martedì 1 aprile 2025

QUANDO IL TEOLOGO INVESTE IL CUORE

Uno degli scribi che li aveva uditi discutere, visto che egli aveva risposto bene, si avvicinò e gli domandò: “Qual è il più importante di tutti i comandamenti?" Gesù rispose: “Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore: Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua”.

Il secondo è questo: “Ama il tuo prossino come te stesso”. Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi”. Lo scriba gli disse: “Bene, Maestro! Tu hai detto secondo verità, che vi è un solo Dio e che all’infuori di lui non ce n'è alcun altro; e che amarlo con tutto il cuore, con tutto l’intelletto, con tutta la forza, e amare il prossimo come se siesso, è molto più di tutti gli olocausti e i sacrifici". Gesù, vedendo che aveva risposio con intelligenza, gli disse: “Tu non sei lontano dal regno i Dio”. E nessuno osava più interrogarlo (Marco 12, 28-34).

 

Siamo posti di fronte ad una pagina evangelica piena di colore, di amicizia, di profonda intesa e di reciproca edificazione. Piuttosto sviati e male informati da larga parte dell'insegnamento catechistico e dalla predicazione tradizionale, siamo soliti vedere in Gesù e gli scribi, i farisei e i dottori della legge due fronti opposti, due schieramenti avversari.

I vangeli, a più riprese, ci parlano anche di scribi, di farisei e di maestri della legge che, invece, concordano pienamente con Gesù, con la sua fede, la sua interpretazione delle Scritture, il suo stile di vita.

Come non pensare a quanto scrive Luca (10, 25-28) quando Gesù si compiace con il dottore della Legge (il teologo) che sta parlando con lui? Gesù non ha nulla da aggiungere se non “Fa' questo e vivrai”. Nello stesso Vangelo al capitolo 20 ci sono “alcuni scribi” che, prendendo la parola, dicono a Gesù: “Maestro, hai detto bene” (v.39). Su questo punto fondamentale del “comandamento più grarnde” anche nel Vangelo di Matteo non si trova nessun contrasto tra Gesù e i farisei (22,34-40).

Leggere la storia di Gesù in opposizione al giudaismo del suo tempo è un falso storico da cui dobbiamo liberarci perché tra i discepoli di Gesù ebbero grande importanza addirittura ebrei credenti come Nicodemo, “un capo dei giudei”, che osò porsi a fianco di Gesù apertamente (Giovanni 7,51) e Giuseppe d’Arimatea (Giovanni 19,38-42): che erano certamente persone altolocate, in posizioni istituzionali dentro la tradizione e la fede del loro popolo.

Essi sentivano che Gesù era uno di loro, un profeta ed un maestro in Israele. Non dimentichiamo questo dato storico: Gesù è un credente ebreo che, come tanti altri maestri e profeti del suo tempo, cercava di rendere più viva la fede, liberandola dalle tentazioni e dalle culture legalistiche, per ricentrarla sul comandamento dell’amore.

Lo scriba (cioè il dotto, il teologo) di cui ci parla questa pagina del Vangelo di Marco è un suo alleato: vogliono la stessa cosa perché tutti e due si riferiscono agli stessi testi del Deuteronomio e del Levitico. Gesù e questo scriba avevano la stessa Bibbia, potremmo dire, e Gesù non pensò mai di crearne un'altra. Soprattutto erano animati dallo stesso spirito di fede. Anzi, c'è un particolare veramente significativo: è lo scriba che, citando 1 Samuele 15,22, aggiunge che “amare vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici”.

Gesù è colpito da questo scriba che va all’essenziale e che, facendo centro sull’amore, relativizza e subordina all'amore tutto il rituale dei sacrifici e degli olocausti. Come poteva non trasalire di gioia il cuore di Gesù? Non erano proprio questi i cardini del suo insegnamento? Non aveva detto la stessa cosa Isaia 1,10-20 quando aveva parlato di un Dio stanco dei culti solenni compiuti da persone che non fanno la giustizia? Non lo aveva sentito Gesù nella sinagoga quando si leggeva in Isaia 58 che Dio non può gradire il digiuno, la preghiera dove manca la giustizia? Non era proprio questo che Gesù aveva imparato alla sinagoga leggendo il profeta Geremia al capitolo 7?

Il messaggio aveva invaso il cuore di Gesù: “Non si può andare a Dio solo perché si va al tempio: occorre passare attraverso l'amore per l’orfano, la vedova e lo straniero”. Questo brano mi fa scorgere un impegno e fa fiorire un sogno nel mio cuore.

 

Ripartire sempre dall'amore

Questo scriba e Gesù si sono spiritualmente ritrovati come un cuor solo ed un'anima sola perchè ambedue hanno trovato il centro, il punto focale, il binomio costitutivo: “da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti” (Matteo 22,40).

Credo che spesso ci perdiamo nelle periferie teologiche, vaghiamo tra torrentelli privi di acqua, solleviamo questioni marginali o oziose.

Si può e si deve discutere di tutto, sono utili e preziosi anche gli studi e le ricerche più sottili e complesse, ma...bisogna avere un centro: adorare amorosamente Dio e cercare appassionatamente i sentieri dell'amore solidale.

Senza questo centro, senza questo binomio inseparabile, senza queste due colonne... la casa della nostra fede non cresce o non sta in piedi.

Questo scriba e Gesù ci insegnano quanto sia importante avere un centro, un faro orientativo, un criterio pratico ed accessibile, un progetto unificante perchè la vita non si perda in mille rigagnoli o, meglio, perchè i mille frammenti della nostra vita abbiano una direzione in cui si organizzano in progetto.

Gesù elogia lo scriba per la sua saggezza. Anche noi siamo pieni di gioia quando nella nostra vita incontriamo delle persone dotte, che ci aiutano a conoscere le Scritture in modo profondo, ma la nostra gioia tocca davvero il cielo quando possiamo constatare che questa persona ha centrato la vita non su una dottrina, non su un sapere di sole idee, ma ha fatto della sua personale prassi d'amore il luogo dal quale ci parla di Dio e delle Scritture.

 

Un sogno che si sta avverando

Ma questa pagina del Vangelo mi fa sognare. Se noi facciamo centro sull’amore e impariamo ad ascoltare le domande e le risposte degli altri possiamo consiatare tante “risposte sagge”. Se facciamo centro sull'amore di Dio e del prossimo, anziché misurare le persone e le religioni per fare la "gara”, ci avviciniamo insieme alla verità, al “regno di Dio”.

Anziché giocare al sorpasso, stiamo imparando che nell’accettazione delle nostre differenze, anche irriducibili, sta la possibilità di camminare insieme, di collaborare ad un mondo più umano e più felice.

Il Vangelo di Gesù molto spesso, come in questa pagina, ci invita a sognare, a dar corpo a questo sogno della reciproca accoglienza.

Franco Barbero, 1987