Dedicato a...
Da un lento morire a un lento rinascere
Poteva pur splendere il sole, ma per Graziella, figlia dell’isola del sole, s’era fatto buio.
Era novembre inoltrato del 1983. Pino, Salvino e Massimo erano andati in campagna col padre per qualche lavoro.
Che cosa può fare una donna di 29 anni, senza affetto, senza prospettive, con tre “ragazzi” dai quattordici ai sette anni?
Quando anche le lacrime si erano esaurite, quasi per consegnare a qualcuno la sua disperazione, Graziella prese quel quaderno sul quale di tanto in tanto scriveva, annotava, registrava.
Riempì la pagina quasi di getto.
LENTO MORIRE
Sopprimerò questi miei pensieri,
questo mio desiderio di libertà.
questo mio continuare a volare
tra fantasie idolatrate.
Taglierò le mie ali,
entrerò dentro me stessa
nell’anonimato della mia anima,
nell'insignificante vita di ogni giorno.
Ero venuta fuori
a respirare un po' d'aria pura,
ad afferrare lontane chimere,
ma occhiate sprezzanti
di gente ignota
mi hanno fermata,
hanno fermato il treno delle illusioni,
e sono scesa a terra
tra piccole formiche
e immensi vespai.
Vivere per modo di dire...
Ma è un continuo e lento morire.
Ogni tentativo di uscire da quella situazione era risultato vano.
Solo Silvia, l’amica scesa per le ferie, infondeva speranza.
Quel 12 agosto 1985 la disperazione della “casa di schiavitù” sarebbe finita? Non era troppo arrischiato tentare una fuga... con tre ragazzi e tre valigie? Il Mar Rosso in questo caso si chiamava Stretto di Messina. Dopo quella nottaccia d’ansia alla stazione di Catania, il treno finalmente si avviò. Sul biglietto era scritto: “Pinerolo”. Disperazione e fiducia in Diò sorreggevano Graziella... mentre i ragazzi guardavano questo mondo sconosciuto, così diverso dalla campagna siciliana. È così che il 14 agosto 1985 ci furono regalati una sorella e tre fratelli in più.
Ora cerchiamo di farci compagnia. Senza essere perfetti. Senza onnipotenza. Con semplicità. Con tanta speranza nel Dio che ci accompagna.
Il “lento morire” di un tempo lascia il posto ad un “lento e fiducioso rinascere”.
Chi ha attraversato un mare
potrà scalare tante montagne!
Dedico questo piccolo libro a Graziella, Pino, Salvino e Massimo dai quali ho ricevuto e imparato moltissimo.
Franco Barbero, Pinerolo, 14 agosto 1987.