Il grido di
un teologo africano
Ho preso coscienza dell’insignificanza
del cristianesimo occidentale per
l'uomo africano. Questo cristianesimo
è integrato a un sistema di dominazione
nel quale Dio rischia di essere catturato
dalle forze che ci opprimono.
Ora bisogna
che Dio sia Dio, e perché lo sia bisogna che Dio sia
liberato da questa schiavitù. La
mia teologia prende come punto di partenza il fatto
che il Vangelo non può essere realmente
una forza di liberazione
se non lo si libera dal cristianesimo
occidentale, fondamentalmente
associato a un sistema di dominazione dopo la conversione dell'imperatore Costantino". Questa riflessione, all'interno di un'intervista
sul senso del suo impegno
intellettuale, rende bene la prospettiva
adottata
durante l'intera sua vita da Jean-Marc Ela,
prete, teologo e sociologo
camerunese, considerato unanimemente una
delle voci più alte della
teologia africana del Novecento. E una delle più capaci di
parresia. Eppure, la sua scomparsa,
avvenuta il
giorno dopo Natale del 2008 a
Vancouver, in
Canada, non ebbe particolare risonanza
se non a livello locale,
nel suo Camerun, e su qualche sito specializzato. Certo, i media del suo Paese
resero un dovuto omaggio a "uno dei padri della
teologia della liberazione in Africa";
all'"uomo di Dio che ha combattuto per tutta
la vita per l'emancipazione intellettuale,
religiosa e umana del continente africano": al
"sociologo della gente comune,
della miseria senza voce, delle campagne
che si
lasciano morire e delle città che
soffocano"; al
"rivoluzionario tranquillo"; al
"padre dei poveri"; fino a definirlo un
autentico profeta...
mentre in Europa, salvo poche
eccezioni, è prevalso il silenzio.
Più o
meno voluto (Ela, indubbiamente,
era personaggio scomodo). Si trattò, in ogni
caso, di un segnale di quanto nel
vecchio
continente siano ancora poco
note, e poco studiate,
le testimonianze teologiche
del continente nero: a dispetto del fatto che,
come recitano le statistiche,
esso sta
conoscendo un
vero e proprio boom nella diffusione del messaggio cristiano. Come scrive
da tempo un attento osservatore del fenomeno,
lo storico
statunitense Philip Jenkins, le
cifre sono impressionanti: tra il 1900
e il 2000 il numero dei cristiani in
Africa è cresciuto da dieci milioni a più di
360 milioni, dal 10% della popolazione complessiva
al 46%: "Se questo non è,
da un punto di vista quantitativo, il più grande
cambiamento religioso nella storia
umana in un così breve periodo, non riesco a pensare a un altro che possa reggere il confronto...
Brunetto Salvarani (da “Rocca”, 1 agosto
2025)