da Tempi di Fraternità - ottobre 2025
La speranza ci salverà
di Luigi Giario
Soffriamo di iper-identificazione con i mali del mondo, patiamo la tendenza a farsi carico eccessivamente dei problemi globali?
In questo momento storico risulta difficile per chi ha una spiccata sensibilità interiore non cadere in questa sindrome che può portare stress e ansia, e anche importanti effetti sulla salute, soprattutto se non si riesce a tradurre questa preoccupazione in azioni concrete o a gestire le proprie emozioni in modo efficace. Mai come in questa contingenza assistiamo impotenti a una degenerazione del genere umano e segnatamente dei suoi capi. Mentre alla fine del conflitto mondiale sono emerse in Europa grandi personalità e, direi, persino anime grandi che hanno saputo far tesoro della tragedia della guerra per cercare di portare l'Europa verso un'era di pace, oggi invece abbiamo la peggior classe dirigente che si possa immaginare. Di più, qualcuno ha detto che raramente nella storia, tra i potenti del mondo, ci sono stati tanti stupidi così cattivi e tanti cattivi così stupidi come in questo momento. In merito a Trump e Putin, vale la pena stralciare quanto ha scritto Matteo Lancini su La Stampa:
“Entrambi hanno occhi di ghiaccio, qualcuno li definisce rettiliani. Poveri rettili. Sangue freddo, senza emozioni né pietà, gelidi statisti, calcolatori spregiudicati. Talmente ricchi e potenti da avere ormai poco in comune con gli altri essere umani". Siamo giustamente sgomenti di fronte alle atrocità che si commettono a Gaza, tanto da invocare il genocidio, un termine che avremmo voluto estirpare dal vocabolario, ma gli esperti di queste tristissime cose, ci dicono che con minore esposizione mediatica ci sono altre immani tragedie che coinvolgono milioni di persone innocenti costrette a fuggire dalle loro case, oggetto di massacri indiscriminati, di privazioni inenarrabili. In Africa la Repubblica Democratica del Congo, come denunciato più volte da p. Zanotelli, poi in Etiopia, Somalia, Sudan e Sudan del sud, senza dimenticare lo Yemen. Guerre per lo più provocate direttamente o indirettamente dall'occidente neoliberista, predatore insaziabile.
In quest'ambito l'Ucraina merita ancora di essere posta all'ordine del giorno perché l'orribile guerra continua senza sosta e i tentativi (sinceri?) sinora attuati non hanno portato ad alcun risultato. Il recente incontro Trump-Putin si è risolto in un colossale show dove l'aspirante autocrate si è conformato all'autocrate consolidato, pare senza ottenere risultati tangibili, se non il reciproco appoggio alle loro politiche egemoniche.
Siamo di fronte a fenomeni perpetrati dalla sfrenata ingordigia umana, dalla libidine del potere, di cui i mercanti d'armi sono la rappresentazione plastica della ferocia che non conosce né limite, né tregua, nemmeno più coperta da quell'ipocrisia che faceva pensare alla vergogna. In questa situazione, difficile poter fare qualcosa di utile, difficile vedere un barlume di luce nel nero pece che ci circonda.
Partecipiamo a un duplice rischio esistenziale: il primo è quello accennato del totale coinvolgimento emotivo che travolge molte anime sensibili, l'altro è la disperazione, lo scoraggiamento, il pessimismo radicale che dice: non c'è niente da fare, è sempre stato così, bisogna rassegnarsi e chiudersi nel proprio guscio, come dicono a Napoli "adda passà ‘a nuttata”. Un atteggiamento che, secondo l’economista Stefano Zamagni, sfocia nel “misoneismo”, che sarebbe come dire l’apice del conservatorismo.