LE PAROLE PER DIRLO
MUSICHE STRANE
di
DERIO OLIVERO
(Vescovo di Pinerolo)
Oggi sono al monastero di Bose per un convegno.
Si parla di Antonio il Grande, per noi più noto come "Sant'Antonio del
porcello". Un santo molto popolare, soprattutto nelle campagne. Ancora
oggi, nel giorno di Sant Antonio, in molti luoghi si fa la benedizione degli
animali. Questo santo è associato anche alla cura del "Fuoco
di Sant'Antonio" (Herpes Zoster).
Qui, in realtà, non si parla di questi aspetti
devozionali, ma si studia la sua figura di monaco e di maestro di spirito in
relazione alla cultura e agli eventi del suo tempo. I relatori sono professori
che arrivano da varie università europee. Ad un tratto mi colpisce la citazione
di un "detto" di Antonio che recita così: "Verrà un tempo in cui
gli uomini impazziranno, ed al vedere uno che non sia pazzo, gli si
avventeranno contro dicendo: 'Tu sei pazzo!' a motivo della sua dissomiglianza
da loro". Mi resta nel cuore questa frase. Mi fa pensare al giudizio su
chi è diverso da noi. È davvero
una grande tentazione giudicare "pazzo" chi non la pensa come te. Ritenerlo "pazzo"
solo perché è fuori dal coro.
Tutti noi abbiamo bisogno di sicurezza per vivere. Un grande contributo alla
sicurezza è dato dal "sentirsi a casa". Sappiamo bene che, dopo un
lungo viaggio in auto, in mezzo al traffico, ti trovi finalmente al sicuro quando
rientri in casa. Chiusa la porta, tra le "tue cose", ti senti al
sicuro. Ancora di più questo capita quando torni
da un viaggio avventuroso, all'estero,
in un Paese lontano, con altra lingua, altri costumi, altro cibo.
Tornato a casa ti senti al sicuro, con le "cose note", attorno ad
un buon piatto di pasta e con un buon caffe italiano. Le "cose note"
ci rassicurano. Nei Paesi lontani ci troviamo tra cose "strane" e
tendiamo a guardarle con pregiudizio. Perché minano la nostra sicurezza,
toccano la nostra identità.
La stessa cosa capita con chi esprime idee o scelte diverse dalle nostre.
Viene subito giudicato "strano" e da emarginare. Soprattutto quando esprime
idee diverse non solo da me, ma dalla maggioranza. Quando ero piccolo questo
meccanismo scattava con i meridionali. Ora avviene con gli immigrati
extracomunitari. O con i fedeli di altre religioni. Spontaneamente scatta la
tentazione di "relegarli tra i pazzi", cioè tra gente fuori dalle
cose a noi note, fuori dal nostro coro. Voci dissonanti. Che stonano. In realtà
sono "voci nuove", certamente diverse, che possono arricchire il coro
donare nuove melodie. In questi giorni sto ascoltando in auto un album di musicisti
che mettono insieme musiche curde, chassidiche, ebraiche. Mi sto appassionando.
Musiche diverse che si incrociano, formando splendide armonie. La diversità
crea paura, mina alla sicurezza della nostra identità. La tentazione è
"emarginare il diverso". Erigere muri di protezione, cancellare la
diversità. Lo vediamo ogni giorno nella vergogna delle guerre. Noi, con tutte
le forze, vogliamo la pace. Per questo motivo non smettiamo di allenarci
all'ascolto di "altre musiche", altre voci, altri sguardi. Non per
rinnegare la nostra identità. Tutt'altro. Credo alla bellezza del Cristianesimo
proprio quando imparo ad ascoltare la voce di altre fedi. La verità è
sinfonica.
da “L’Eco del Chisone”, 10 settembre 2025