venerdì 3 ottobre 2025

LE PAROLE PER DIRLO

MUSICHE STRANE

 

di DERIO OLIVERO

(Vescovo di Pinerolo)

 

Oggi sono al monastero di Bose per un convegno. Si parla di Antonio il Grande, per noi più noto come "Sant'Antonio del porcello". Un santo molto popolare, soprattutto nelle campagne. Ancora oggi, nel giorno di Sant Antonio, in molti luoghi si fa la benedizione degli animali. Questo santo è associato anche alla cura del "Fuoco di Sant'Antonio" (Herpes Zoster). Qui, in realtà, non si parla di questi aspetti devozionali, ma si studia la sua figura di monaco e di maestro di spirito in relazione alla cultura e agli eventi del suo tempo. I relatori sono professori che arrivano da varie università europee. Ad un tratto mi colpisce la citazione di un "detto" di Antonio che recita così: "Verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno, ed al vedere uno che non sia pazzo, gli si avventeranno contro dicendo: 'Tu sei pazzo!' a motivo della sua dissomiglianza da loro". Mi resta nel cuore questa frase. Mi fa pensare al giudizio su chi è diverso da noi. È davvero una grande tentazione giudicare "pazzo" chi non la pensa come te. Ritenerlo "pazzo" solo perché è fuori dal coro. Tutti noi abbiamo bisogno di sicurezza per vivere. Un grande contributo alla sicurezza è dato dal "sentirsi a casa". Sappiamo bene che, dopo un lungo viaggio in auto, in mezzo al traffico, ti trovi finalmente al sicuro quando rientri in casa. Chiusa la porta, tra le "tue cose", ti senti al sicuro. Ancora di più questo capita quando torni da un viaggio avventuroso, all'estero, in un Paese lontano, con altra lingua, altri costumi, altro cibo.

Tornato a casa ti senti al sicuro, con le "cose note", attorno ad un buon piatto di pasta e con un buon caffe italiano. Le "cose note" ci rassicurano. Nei Paesi lontani ci troviamo tra cose "strane" e tendiamo a guardarle con pregiudizio. Perché minano la nostra sicurezza, toccano la nostra identità.

La stessa cosa capita con chi esprime idee o scelte diverse dalle nostre. Viene subito giudicato "strano" e da emarginare. Soprattutto quando esprime idee diverse non solo da me, ma dalla maggioranza. Quando ero piccolo questo meccanismo scattava con i meridionali. Ora avviene con gli immigrati extracomunitari. O con i fedeli di altre religioni. Spontaneamente scatta la tentazione di "relegarli tra i pazzi", cioè tra gente fuori dalle cose a noi note, fuori dal nostro coro. Voci dissonanti. Che stonano. In realtà sono "voci nuove", certamente diverse, che possono arricchire il coro donare nuove melodie. In questi giorni sto ascoltando in auto un album di musicisti che mettono insieme musiche curde, chassidiche, ebraiche. Mi sto appassionando. Musiche diverse che si incrociano, formando splendide armonie. La diversità crea paura, mina alla sicurezza della nostra identità. La tentazione è "emarginare il diverso". Erigere muri di protezione, cancellare la diversità. Lo vediamo ogni giorno nella vergogna delle guerre. Noi, con tutte le forze, vogliamo la pace. Per questo motivo non smettiamo di allenarci all'ascolto di "altre musiche", altre voci, altri sguardi. Non per rinnegare la nostra identità. Tutt'altro. Credo alla bellezza del Cristianesimo proprio quando imparo ad ascoltare la voce di altre fedi. La verità è sinfonica.

 

da “L’Eco del Chisone”, 10 settembre 2025