Tra Narciso e Gesù
«E Gesù (nel tempio) si mise a sedere di fronte alla cassetta delle offerte, e osservava come la folla gettava monete di rame nella cassetta. C'erano molti ricchi i quali buttavano dentro molto denaro.
Venne anche una donna, vedova e miserabile, e vi gettò soltanto due piccole monete di rame. Allora Gesù chiamò i suoi discepoli e disse loro: “Vi assicuro che questa vedova, nella sua povertà, ha dato un’offerta più grande di tutti gli altri. Infatti gli altri hanno offerto quello che avevano d’avanzo, il loro superfluo; ma questa, nella sua miseria, ha gettato tutto quel che aveva, tutta la sua vita» (Marco, 12.41-44).
Questo breve brano evangelico chiude, nel vangelo di Marco, la serie di episodi che si svolgono nel tempio di Gerusalemme e prelude all’interrogativo sulla sorte della città santa: «e com’egli esce dal tempio, uno dei suoi discepoli gli dice: “Maestro, vedi che pietre e che magnifiche costruzioni!”. E Gesù gli rispose: “Tutto sarà distrutto. Non resterà di tutto questo una sola pietra sull’altra» (Marco 13,1-2).
Lo snodarsi lineare e drammatico del racconto, pur nella sua grande sobrietà, evidenzia un fatto rilevante: nella «città santa», nel tempio, tra gli officianti dei solenni sacrifici e tra le file di pellegrini che vengono a cercare salvezza, Gesù non ha trovato che porte sbarrate e cuori chiusi. Se si eccettua il caso dello scriba sincero che «non è lontano dal regno di Dio» (Marco 12,28-34), Gesù si trova contornato da un panorama di incredulità camuffata di religione, ammantata di riti e di tradizioni. Proprio in nome della religione o sotto pretesti religiosi l'Inviato di Dio viene respinto.
«Ha gettato...tutta la sua vita»
Gerusalemme, immagine dei capi, dei sacerdoti e di tutto Israele, è la citta del grande rifiuto. Israele si serve della «casa del Signore» come i ladri si servono del nascondiglio: con i suoi doni, le sue prestazioni, le sue offerte, Israele vuole «coprire» agli occhi di Dio tutto il male commesso al suo cospetto nella vita quotidiana e il suo rifiuto di lasciarsi stravolgere dalla voce dei profeti. Il fico che ha molte foglie e nessun frutto, di cui ci parla il vangelo (Marco 11,12-14), è il simbolo di Israele in questa pagina dell’evangelo di Marco.
Solo questa donna, vedova e miserabile, rompe la schiera degli increduli e dimostra una fede genuina.
Si avvicina a uno dei tredici recipienti a forma di tromba che erano sistemati nel cortile del tempio e, con gesto umile e dimesso, vi butta due monetine. «Che le monete fossero due è importante, perché la vedova avrebbe ancora potuto suddividerle e tenerne una per sé» (Ed. Schweizer). Essa, invece, ha gettato tutto ciò che aveva, anzi tutta la sua vita. Le monetine sono piccola cosa davvero, ma 'offerta è grandissima perchè e «il tutto». Una donna che sa donare tutto. È proprio questa donna del popolo che, con il suo atteggiamento, costituisce il centro di questo brano in cui esplode un forte contrasto. Non i sacerdotl, non i teologi del tempio, non i ricchi che gettano molto denaro nel tesoro sono i veri credenti. Solo questa donna, insignificante creatura, segnata da tre condizioni di inferiorità (donna-povera-vedova) è l'esempio della vera fede in Dio.
don Franco Barbero, 1970