CI SONO VOCI
Ci sono voci un po’ ovunque nella chiesa che vengono fatte tacere, altre semplicemente, mi dicevano in questi giorni, vengono escluse dai luoghi in cui si incontrano i “direttori” di comunità.
C’è un meccanismo tipico delle chiese: fare bella presenza e bei discorsi “aperti e ammodernati”. Bella musica e litanie di fedeltà. Si riconoscono le porte aperte e quelle chiuse ma si preferiscono evitare le questioni aperte e storicamente nodali come il Concilio di Nicea del 325 con tutto il seguito del quarto secolo.
Ormai in questi giorni tra santi e madonne non c’è tempo, si dice, a confronti se non mariologici e leggende di santi. Ormai siamo nel giro e nel clima delle leggende natalizie, che ci riempiono le liturgie. In questa settimana una decina di giovani che ho incontrato mi hanno esposto la loro delusione rispetto ai temi vitali della fede e non trovano persone disposte a dedicare tempo all’ascolto e al confronto rispetto ai Concili e le loro dogmatiche Questo novembre che è appena iniziato dovrebbe offrirci l’occasione di riflettere sul tempo della morte: che cosa la fede rigorosamente intesa ci dice e la speranza che crea nel Dio della vita. Ciò al di là di tante liturgie funebri, rosari e litanie.
La riflessione circa la morte ci dona la gioia di sapere che in Dio, in modalità che Lui solo conosce e realizza, la nostra vita non cade nel vuoto o nel nulla, .ma nelle “braccia amorose” di Dio.
La morte che per me è vicinissima è questo richiamo al Dio della vita che mi invita a vivere gli ultimi giorni nella fiducia in Dio.
don Franco Barbero, 3 novembre ‘25