da Internazionale - 2025
Le droghe invadono il mondo
Der Spiegel, Germania
La quantità di cocaina sequestrata nei porti della Germania, dei Paesi Bassi e del Belgio è cresciuta enormemente. E la violenza dei narcotrafficanti aumenta. Un fenomeno a lungo sottovalutato che dev’essere affrontato con nuovi strumenti.
Sono quasi le 18.30 e la sua ragazza vuole sapere quando tornerà finalmente a casa. Casa è a Eitorf, una cittadina vicino a Bonn. Habib I., un bulgaro di trent’anni, si trova su una piazzola autostradale a circa trecento chilometri di distanza. Solo qualche ora prima ha detto alla ragazza che doveva ancora finire una cosa. Quando?, incalza lei. Prima di mezzanotte, risponde lui, se tutto andrà bene. Poi Habib le fa una promessa che molti altri hanno fatto prima di lui: questa è l’ultima volta. Ma la ragazza lo conosce. Si, certo, ora dice così. Ma tempo cinque mesi e avrà ricominciato.
Cinque? Non è passato neanche un mese prima che Habib fosse nuovamente coinvolto in un carico di cocaina, stando ai rapporti della polizia. Rapporti che parlano eufemisticamente di “narcotici in quantità non irrilevanti”. A quanto s’intuisce da intercettazioni telefoniche e immagini delle telecamere di sorveglianza sarebbe il carico di cocaina più grande mai entrato in Germania: 35,5 tonnellate. Valore allo spaccio: 2,6 miliardi di euro. Una montagna bianca così grande in Europa non si era mai vista prima, ma probabilmente è solo la punta di un iceberg. Gli investigatori sono sicuri di non averne tracciato i confini neanche lontanamente.
A giugno del 2024, dopo quasi un anno di indagini, le autorità hanno arrestato sette persone, tra cui Habib. I procuratori di Dusseldorf lo considerano un elemento chiave della banda che ha portato il traffico di cocaina a un livello mai raggiunto prima. Habib aveva il compito di scaricare la sostanza dai container una volta arrivati nel porto di Amburgo dal Sudamerica.
Lo stesso ruolo che ha anche il 17 agosto 2023, quando promette alla sua ragazza che uscirà dal giro. Quel giorno un camion con al suo interno un container esce dal porto imboccando l'autostrada verso Brema seguito da una Mercedes, presumibilmente guidata da Habib. Stando alla bolla d'accompagnamento il container è pieno di legname tropicale, materiale di pregio destinato alla costruzione di yacht e ville. Un dato che rende ancora più strano il fatto che il convoglio si fermi in una fattoria ai margini del paesino di Kuhstedt, un casolare abbandonato e fatiscente.
Lì cinque uomini sono pronti a portare il legno in un fienile. Un sesto invece è in Renania e aspetta notizie su un altro carico che dovrebbe trovarsi all'interno del container: è Umit D., 39 anni, ritenuto il capo della banda in Germania. Alle 21:08 gli uomini hanno visto abbastanza: niente cocaina, nemmeno un grammo. Richiudono il container. Intanto Umit, che è sorvegliato dalla polizia, parcheggia la sua Bmw, scende e cammina avanti indietro nel parcheggio di un McDonald’s, urlando al telefono. Forse in quel momento sta realizzando che quella mattina al porto gli agenti della dogana hanno controllato il container e confiscato la merce. Non un paio di chilogrammi né un paio di quintali. Lì dentro dovevano esserci 7,2 tonnellate di cocaina, per un valore di centinaia di milioni di euro. Droga e soldi spariti nel nulla.