venerdì 7 novembre 2025

Un’esperienza pratica

Cominciamo con un'affermazione di buon senso: spesso la soluzione più semplice è anche la più efficace. Probabilmente, quando pensiamo alla meditazione, immaginiamo qualcosa di complicato. Nella Bibbia si racconta un episodio molto interessante che può spiegare meglio ciò che qui si intende dire.

Naaman arriviò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Eliseo. Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: «Va', bagnati sette volte nel Giordano: il tuo corpo ti ritormerà sano e sarai purificato». Naaman si sdegnò e se ne andò dicendo: « Ecco, io pensavo: “Certo, verrà fuori e, stando in piedi, invocherà il nome del Signore, suo Dio, agiterà la sua mano verso la parte malata e toglierà la lebbra”. Forse l’Abanà e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono miglioni di tutte le acque d'Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per purificarmi?» Si voltò e se ne partì adirato. Gli si avvicinarono i suo servi e gli dissero: « Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una gran cosa, non l’avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: "Bagnati e sarai purificato”». Egli allora scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola dell’uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato (2Re 5,9-14).

A volte pensiamo che ciò che è complicato sia anche efficace. La meditazione è piacevolmente e incredibilmente semplice. Che cosa c'è infatti di più semplice di una pratica che si limita a richiedere l'immobilità del corpo, l'assenza di preghiere e la ripetizione di un’unica parola? Semplice, non facile. Infatti può risultare molto difficile rimanere fermi, impedirsi di alzarsi quando il tempo pare non passare mai, tacitare i pensieri o perlomeno accantonarli, gestirli quando paiono un branco di scimmie impazzite che saltano da un ramo all'altro.

Possiamo, allora, partire da alcune indicazioni pratiche per vivere la meditazione senza avere altro scopo che lasciar perdere tutto: scopriremo che la nostra vita cambia gradualmente e che i frutti dello Spirito crescono in noi.

Innanzitutto meditiamo stando fermi. La prima cosa da fare è sedere fermi con la schiena dritta perché la meditazione coinvolge l'intera persona: corpo, mente e spirito. Vogliamo essere vigili e consapevoli. In questa posizione la nostra mente corre da un pensiero all’altro: non perdiamo coraggio. Abbiamo bisogno di meditare per calmare la mente e poi portare la mente nel cuore.

Meditare è imparare a essere nel momento presente perché è l'unico in cui possiamo trovare la pace, tornare al centro del nostro essere ed essere uniti a Dio. Non riusciamo a farlo da soli. Quando meditiamo, permettiamo che la nostra preghiera diventi una cosa sola con la preghiera dello Spirito Santo. Durarite il tempo della meditazione prendiamo una sola parola, una parola-preghiera o mantra e ripetiamola dall'inizio alla fine del nostro tempo di meditazione: con fiducia, con attenzione, con amore. Usare sempre la stessa parola permette ad essa di radicarsi nel nostro cuore. La parola consigliata è maranatha, la più antica preghiera cristiana: «Vieni, Signore». Quando ci distraiamo, ricominciamo a ripetere la parola. Le distrazioni sono normali: non combattiamole e non prestiamo loro attenzione. Meditiamo due volte al giorno, al mattino e alla sera, per circa venticinque minuti.