da Riforma del 14/11/2025
Federazione Donne Evangeliche in Italia
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6 dicembre 2025
Donne in Carcere - Dal “Légami” ai “Legami” Liberanti
Le donne in carcere hanno vite definite da un doloroso paradosso tra “Légami” (vincoli, restrizioni, reclusione) e la disperata necessità di “Legami” (relazioni, maternità, comunità).
La sorpresa sta nella capacità di queste donne di trasformare l’ambiente della pena in un laboratorio di resilienza relazionale, come sottolineato da Stefano Anastasia nel libro: Ritorno al Mondo. La pena, le donne, il carcere.
La prigione è costruita sulla logica maschile dell’isolamento e della forza. Le donne, anche in spazi ristretti, tendono istintivamente a ricreare legami di mutuo aiuto e solidarietà. Spesso la gestione della maternità in carcere costringe il sistema a rinegoziare i suoi confini e a includere la vita in un luogo pensato per la morte sociale.
Molte detenute portano con sé storie di violenza. La prigione può diventare, in contesti virtuosi, il luogo dove si sviluppano percorsi di guarigione non più individuale, ma comunitaria.
La donna in carcere, la più marginale tra le marginali, ci costringe a guardare la vera giustizia, quella che non si limita a punire, ma che è capace di risarcire la vita.
VERSETTO
«Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, e su di te risplende la gloria del Signore. Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, e la sua gloria si manifesta su di te.» (Isaia 60,1-2)
MEDITAZIONE
Il comando profetico “Alzati, rivestiti di luce” è l’eco del “Talita Kumi” sulla collettività, e risuona con potenza nelle celle del mondo.
Per le donne schiacciate dal peso della reclusione questa Parola è radicale. La loro luce non attende che le sbarre cadano, essa è chiamata a risplendere su quelle tenebre, trasformando il buio stesso in un drammatico palcoscenico per la gloria di Dio. Rivestirsi di luce non significa negare il dolore, ma accogliere la speranza come un abito quotidiano, un atto di rivoluzione spirituale. È la scelta di smettere di guardare la propria ferita come una condanna definitiva e di riscoprirla come il luogo esatto in cui Cristo posa la sua mano e pronuncia il Suo comando di risurrezione.
Sii luce, non per te stessa, ma per squarciare il velo che nasconde la speranza al mondo. Il mondo ha bisogno di questa luce che non teme le tenebre, una luce che nasce dalla periferia.
PREGHIERA
Dio di Luce e di Confini, Ti preghiamo per ogni donna la cui vita è segnata dalla reclusione, dalla malattia o dalla violenza. Dove il mondo vede solo il fallimento, aiutaci a vedere il punto profetico. Fa’ che la loro marginalità non sia tomba, ma un altopiano da cui si possa annunciare una giustizia più grande. Donaci occhi per cogliere i legami che risanano e il coraggio per spezzare i légami che imprigionano. Che si possano alzare, rivestite della Tua luce, per essere sentinelle della Tua speranza. Amen.