FABRIZIO DE ANDRÈ
Ecco quanto è buono e quanto è soave
che i fratelli e le sorelle vivano insieme!
È come lo sguardo di chi ti ama,
ti conosce e ti accetta così come sei.
È come un canto celestiale
che fa vibrare i nostri cuori
ad altezze diverse seppur in perfetta armonia.
È come tenere un bimbo in braccio
quando si addormenta fiducioso e sereno.
È come il sole che tramonta sul mare
regalando colori ed emozioni.
È come una pausa soave e lieve
incontrarsi per parlare delle nostre storie,
di noi stessi, dei nostri figli e figlie.
Ascoltare ed essere ascoltati,
accogliere ed essere accolti,
senza giudizio come farebbe e fa il nostro Dio.
È come un banchetto di nozze
vissuto nella comunione dei santi
tra chi vive e chi ci ha lasciato.
È come la risata di mia figlia
che finalmente sta bene.
È come un abbraccio che ci circonda
anche quando non stiamo insieme,
uno sguardo che ci segue
anche quando non lo vediamo.
È come aver trovato il rispetto di sé,
la tua famiglia, il paradiso in Terra.
È come incontrare per strada
il sorriso di una persona sconosciuta.
È come l'abbraccio di un‘amica
quando hai un peso sul cuore
e non servono parole per sentirti capita.
È come i fili cuciti e ricuciti di un ordito intrecciato
per superare anche gli strappi più dolorosi.
È come quando abbiamo riempito
le piazze e le strade di Roma
per dire: ci siamo! ai fratelli e alle sorelle di Gaza,
accompagnando con i versi di una canzone
quelli che avevano preso il mare per raggiungerli:
"Navigammo su fragili vascelli
per affrontar del mondo la burrasca
ed avevamo gli occhi troppo belli:
che la pieta non vi rimanga in tasca”.
(Fabrizio De Andrè)