giovedì 25 dicembre 2025

La famiglia secondo il modello relazionale-simbolico

Quando, nel linguaggio corrente, utilizziamo l’espressione famiglia, a cosa ci riferiamo esattamente? Le risposte potrebbero essere melteplici, influenzate sia dalle diverse sensibilità individuali sia dalle numerose appartenenze culturali. Per stemperare questo imbarazzo ci viene in soccorso un‘immagine: il tessuto. La famiglia può essere paragonata a un tessuto che colpisce per la sua trama fitta e densa e che rivela la presenza di relazioni intime e profonde. Da questo tessuto si dipana la nostra identità relazionale: la famiglia dice chi sono io e chi è l'altro per me, struttura l'esistenza e i legami che la caratterizzano, plasma i valori,  inserisce nei circuiti comunicativi, consente l'accesso all'ambiente sociale e nutre i legami garantendo affetto e rispetto. Attraverso la fiducia e la giustizia crea argini stabili e aperti all'esperienza: permette dunque, grazie all'avvicendarsi del ciclo di vita, di crescere dotati di radici e ali, protesi verso la libertà. Non è difficile, dunque, comprendere il suo irrinunciabile ruolo di cellula dell'intera società (Chiesa inclusa). Da qui si origina tutto.

Secondo il modello relazionale-simbolico (basato sull’ipotesi che vi sia un nocciolo identitario della realtà familiare, un'invariante che attraversa le diverse forme familiari che si sono succedute nel tempo), la famiglia permette di scoprire e far vivere le differenze alla base dell'umano: quelle che riguardano i generi (maschile e femminile), le generazioni (genitori e figli) e le stirpi (albero genealogico materno e paterno). L'incontro di queste differenze attesta la complessità strutturale della famiglia (che, va ricordato, nasce dalla pura estraneità, ovvero  dall'incontro tra due persone che non sono legate tra loro e che stringono un‘alleanza inedita), e la natura intrinsecamente tensionale e drammatica dei rapporti familiari, costantemente chiamati a tenere insieme, senza annullarle, queste differenze originarie, a organizzarle e a tessere incroci salutari e dinamici tra stirpi, generi e generazioni. Riconoscere alla famiglia la propensione a organizzare, aiuta a tenere insieme due tra le sue esigenze fondamentali: la stabilità e il |  cambiariento (radici e ali). L’obiettivo principale che la orienta verso il futuro è  la generativitd, sia procreativa sia simbolica (genera beni relazionali).

Questa è la base imprescindibile, radicale, del modello antropologico cristiano, che non è messo in discussione. Tuttavia, proprio perché credenti e nutriti dalla fede, generativi e tesi alla creazione di legami, siamo chiamati, in quanto appartenenti a una famiglia, ad accogliere tutte e tutti.

Questo modello non implica, nella sua struttura teologica e antropologica, l’esclusione di chi vive esperienze diverse per varie ragioni. Dunque, non possiamo non confrontarci con il dato della realtà: chi abbiamo di fronte oggi? Con chi entriamo in dialogo? Con una pluralità di forme familiari. E allo stesso  tempo con una fragilità che chiede di essere ascoltata.

 

Uno scenario complesso

L'attuale scenario socio-culturale, definito liquido e post-familiare, restituisce una prospettiva non facilmente decifrabile delle relazioni familiari. Allo sguardo degli studiosi, appartenenti a più settori disciplinari si mostra una particolare frammentazione. Entrando nel dettaglio, scopriamo che la vita di coppia appare al centro di rilevanti e rapide trasformazioni sociali. Le più recenti indagini statistiche non lasciano spazio ad alcun dubbio: la vita matrimoniale è una scelta sempre meno intrapresa dai giovani di oggi e, per tale motivo, il suo calo è continuo, in Italia e in Furopa; sul versante opposto, le disgregazioni delle unioni matrimomiali, che sfociano in separazioni e divorzi, impennano verso una crescita inarrestabile; e al centro di questi trend, si colloca il fenomeno delle convivenze.

La scelta di andare a convivere - ritenuta, fino a un decennio fa, un bisogno legato alla fragilità della coppia - è ormai inserita nel ciclo di vita della famiglia. E quella che in passato si concepiva come la tappa romantica del fidanzamento (che anticipava il matrimonio) oggi quasi non esiste più, a motivo della fluidità del formarsi e spaccarsi delle coppie, con vari passaggi di vita in comune. La convivenza appare, dunque, come un passaggio accolto dalla società e tollerato dalla Chiesa: spesso le coppie si impegnano economicamente nell‘acquisto di una casa, condividono le spese, i sogni, senza però sposarsi, né civilmente né in senso religioso.

Accanto a ciò, cresce il numero delle famiglie ricostituite, si riduce notevolmente l’esperienza degli affidi familiari e delle adozioni, ed esplode, parallelamente, la richiesta di legittimare il diritto delle coppie ad avere un figlio a ogni costo, ricorrendo alle pratiche di fecondazione assistita omologa ed eterologa; si affermano in modo marcato le esigenze di riconoscimento delle unioni omosessuali e delle famiglie omo-genitoriali (che esigono venga rispettato e legittimato il desiderio di diventare genitori, anche attraverso la pratica della gestazione per terzi);  il rapporto tra genitori e figli è sempre più problematico (in quanto si rileva, a livello nazionale.

prof. Simone Bruno, Carlo Beraldo

La destra populista in Italia

Il ricorso alla religione e ai suoi simboli da parte dei partiti di destra in Italia ha inizio nel 1994 con Forza ltalia, fondata e promossa dall'imprenditore Silvio Berlusconi. Partito in seguito confluito nel Popolo delle Libertà insieme alla Lega Nord di Umberto Bossi.

Il socialogo Stefano Martelli, prematuramente scomparso, descrive con precisione il rapporto tra religione e politica nelle società post-moderne in uno schema di ripresa-mantenimento-distorsione della religione stessa, attualizzata nella società contemporanea. Modalità presente anche nel Partito Repubblicano di Donald Trump che si riferisce sempre a un Dio manicheo e puritano del Bene e del Male (che lo ha addirittura salvato dall’attentato del luglio di quest'anno). Però è riuscito a laicizzare il suo puritanesimo, staccandolo da una religiosità di fede, privilegiando l'aspetto spaziale-temporale, in un sovranismo che privilegia i confini nazionali, nel rifiuto di una globalizzazione che ha danneggiato i forgotten bianchi e una classe media depauperata economicamente e culturalmente.

In questa modalità di de-secolarizzazione, seguendo sempre Stefano Martelli, la religione strumentalizzata da Berlusconi, usata però come “collante sociale” nel significato durkemiano del termine, veniva riaffermata con forza, ad esempio, in una manifestazione di piazza, a Roma, a S. Giovanni al Laterano, nel 2020: “Realizzeremo la religione della libertà. Voteremo per un paese che sa ancorarsi alla tradizione e alle radici del cristianesimo per avanzare unito verso quell'unica religione laica che appartiene a tutti gli uomini e a tutte le epoche: la religione della liberta”. Anche la difesa della famiglia tradizionale, come per Giorgia Meloni e Matteo Salvini, era presente già nel partito di Silvio Berlusconi.

Inoltre il simbolo del guerriero di Pontida della Lega rappresenta un’immagine anti-moderna ma legata a un territorio locale rassicurante, identitario, rispetto a una globalizzazione che spaventa e disorienta. Ancora una volta aspetti simili, pur nella diversità, con la destra sovranista Usa di Donald Trump (e ora di J. D. Vance, il Vice-Presidente repubblicano designato).

Il “credere senza appartenere”, come già scritto in precedenza, formula chiara indicata dalla sociologa inglese G. Davie, viene proposta da Matteo Salvini, attuale segretario della Lega, quando, più nel passato che ora (con una scelta maggiormente patriottica e sovranista), apriva i suoi comizi con il rosario in mano, foto di santini o con inquadrature del suo studio con la Madonna sullo sfondo. Ricordiamo anche il problema della (presunta) scomparsa dei presepi nelle scuole o del crocifisso in aula, soprattutto…