giovedì 18 dicembre 2025

 riprendere fiato

Lidia Maggi, Angelo Reginato

 

Oh, quanto sono amabili le tue dimore.

Anche il passero si trova una casa

e la rondine un nido

dove posare i suoi piccini...

Beati quelli che abitano nella tua casa

e ti lodano sempre!

Beati quelli che trovano in te la loro forza,

che hanno a cuore le vie del Santuario!

 

Lidia: “mai una gioia!”, ripete un nostro comune amico. Con un po’ di ironia, ma anche dando voce alle fatiche che non danno tregua, ad una storia personale piena di preoccupazioni e a quella collettiva assorbita nelle notizie di cronaca nera. Con una simile percezione, come si fa a nutrire desideri di salvezza, credere nella redenzione della storia? Nei credenti non viene del tutto meno questa fede, ma prende il sopravvento il desiderio più realistico di una pausa. La guerra sembra persa; accontentiamoci di vincere una battaglia minore, quella su cui il nemico investe meno forze.

Angelo: vuoi dire che, siccome non vediamo all'orizzonte il sole della salvezza, cerchiamo almeno una sosta rigeneratrice nel Tempio?

Lidia: esatto. Lo so che una considerazione del genere rischia di banalizzare il simbolismo del Tempio. Lo so che nel luogo sacro avviene l'incontro con quel Dio che ha a cuore l'intera storia; che nel Tempio si può diventare “con-templativi”, capaci cioè di fare nostro il sogno di Dio di una vita buona per tutte e tutti. Ma come negare che per noi - e anche per i salmisti - quel luogo sia anche un rifugio, una fuoriuscita da una realtà conflittuale, una zona franca in cui almeno tirare il fiato?

Angelo: una sospensione dell'ordinario per recuperare il desiderio ultimo che ci abita, quello di “sentirsi a casa’. Se la realtà ci provoca uno spaesamento continuo, la fede ci offre un porto dove far riposare la nostra barca, troppo provata dalle tempeste affrontate. E lì, finalmente, ci sentiamo a casa, al sicuro. Lì sperimentiamo un pezzetto di quella felicità che difficilmente proviamo - appunto, “mai una gioia!”. Il salmista insiste su questa possibilità di essere “beati” in quel luogo da sogno, che suscita sospiri e meraviglia. Ma lo fa mentre ancora è lontano, invischiato in una storia poco felice. E allora ricalibra la sua dichiarazione a proposito della felicità da gustare nel Tempio dicendo beati quanti trovano la forza per andare verso quel luogo. Insieme al desiderio di una tregua, il Tempio risponde al bisogno di avere una direzione nel proprio cammino.

Lidia: Isaia lo esprimerà nella sua visione della fine del tempi, quando nel Tempio affluiranno tutte le genti e la storia troverà la sua riconciliazione proprio lì. Ma nel fratternpo, mentre infuria la battaglia, abbiamo bisogno anche solo di un riparo, di un nido. Gesù dirà che il Figlio dell'uomo non ha neppure quello. Ma noi non possiamo farne a meno...

Angelo: utopia e disincanto abitano i nostri desideri. Sentirsi a casa può significare entrambi. Forse, la sfida della fede sta proprio nel tenere insieme desideri grandi e piccole soddisfazioni: la beatitudine sperata deve passare per la prova del “mai una gioia!”. Forse, a noi è chiesto di fare come l'amministratore astuto della parabola: quant’è la salvezza? 100? Scrivi 50!

ROCCA 15 NOVEMBRE 2025