“La
chiesa non è mia ma di tutta la comunità”
CAMPIGLIONE
FENILE. “La
chiesa non è del parroco, ma appartiene alla comunità”. Questa
è la filosofia che don Marco Silvestrini, parroco di Campiglione
Fenile, mette in pratica lasciando la chiesa e la canonica a
disposizione delle iniziative dei parrocchiani. Una parrocchia
aperta, dunque: nel momento dell’intervista,
ad
esempio, nella saletta accanto si sta svolgendo una festa di
compleanno; altre volte, nei locali della chiesa si svolgono
concerti, rappresentazioni teatrali e vaie manifestazioni. “Sono
arrivato a Campiglione Fenile come parroco il 1° giugno 2013, me lo
ricordo bene perché ero stato ordinato prete da appenda due mesi, il
3 maggio dello stesso anno -afferma
don Marco. Prima
di entrare a far parte della Chiesa, però sono stato sposato e poi
sono rimasto vedovo ed ho una figlia che spesso mi viene a trovare.
Quindi ho vissuto, per così dire, “dall’altra parte”, da
parrocchiano, e forse è proprio questo fatto che mi ha permesso di
intrattenere relazioni con la gente a un livello più fraterno.
Appena arrivato, tuttavia, ero molto spaventato: un po’ perché
provenivo da lontano, sono romano e non conoscevo l’ambiente
locale. Inoltre, questa era la prima parrocchia affidata a me. Ma
l’esperienza e l’età mi hanno aiutato: “per sconfiggere la
paura – mi dicevo – la cosa più importante è lavorare”.
E così, grazie
ai
finanziamenti provenienti dalla Cei e da offerte dei parrocchiani,
don Marco ha intrapreso i restauri della canonica. Ci sono voluti
anni, ma ora consolidamento, tetti e tutti i lavori interni della
struttura sono terminati. Il salone è stato dotato di una cucina
professionale, in modo da permettere la preparazione del cibo per le
cene che ogni tanto si organizzano qui, come quella del Gruppo
Alpini. L’oratorio è organizzato dai giovani e anche Estate
ragazzi si svolge in questi ambienti. “I
parrocchiani sono generosi non soltanto dal punto di vista
finanziario, ma anche regalando il loro tempo. Ad esempio, c’è
chi si occupa di pulizie, chi dei fiori. Tutti quanti mi insegnano
molto: non è così scontato che si ami la propria chiesa in questo
modo”.