Dopo ogni eclisse
Come i sapienti di cui ci parla il vangelo di Matteo (2, 1-12), nel nostro incerto pellegrinare è essenziale tener gli occhi fissi alla stella del cielo e calcare la terra. La stella, come documenta la leggenda dei magi, ha le sue eclissi, ma ritorna a splendere e indica la direzione del viaggio.
Possiamo essere stanchi e disamorati, mille volte delusi/e, ma sulla strada di Gesù risuona vera anche per noi la voce del profeta dell'esilio: "Ascoltatemi. .. guardate la roccia da cui siete stati tagliati e la casa da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo, nostro padre, a Sara, che vi ha generato. Levate gli occhi al cielo e guardate in basso la terra: il cielo si dissolve come fumo e la terra si logora come una veste, ma la mia salvezza durerà per sempre".
(Isaia 51).
Ecco il Dio che nutre i nostri cuori e ritorna dopo ogni eclisse. Non sempre la sua parola sarà "dolce come il miele" (Ezechiele 3, 3), ma certamente diventerà lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino.
O Dio, fammi vivere delle parole che escono dalla Tua bocca.
Che io cerchi, o Signore, il Tuo volto, che io cerchi il nutrimento che viene da Te.
Possano essere vere per me le parole del salmo:
"Come una cerva anela verso rivi di acqua
così il mio cuore anela verso di Te, o Dio.
Io ho sete di Dio, del Dio vivente" (42, 1-2).
"Dio, Dio mio, Te io cerco fin dall'aurora;
di Te ha sete il mio cuore;
verso di Te anela la mia carne
come una terra deserta, arida, senz'acqua" (63, 2).
"Protendo verso di Te le mie mani...
verso di Te è proteso il mio cuore" (143,6).