sabato 23 luglio 2022

 

Questa è la nuova normalità stiamo entrando nell’era del fuoco

ROMA — Francia, Spagna e Portogallo nella morsa dei quaranta gradi. Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico, dopo quindici anni di allarmi climatici inascoltati si riescono a trovare parole per questo dramma che è semplicemente il quadro ricorrente nelle nostre estati?

«Stiamo osservando il fenomeno dalla prospettiva sbagliata: ci sembrano eventi eccezionali perché guardiamo al nostro passato, alle estati temperate, ma non è più così. Stiamo vedendo, in realtà, i primi eventi ordinari della nuova era che verrà, l’era del fuoco, della sabbia e del caldo. Il cambiamento climatico induce ondate di calore, la siccità è accresciuta dal nostro eccessivo prelievo delle acque. I boschi e le foreste diventano più secchi, il fuoco si propaga più facilmente, più a lungo e su distanze maggiori».

L’Europa continentale sembrava gioire dell’inaridimento del suoSud, ma ora si attendono picchi di 44 gradi in Inghilterra.

«Il caldo sarà la regola non solo del Mediterraneo, che comunque resta particolarmente colpito, ma di tutti. Nell’Europa centrale, in Siberia, in Amazzonia, in Australia. Abbiamo di fronte davvero l’era del fuoco».

La sua considerazione induce al pessimismo. Possiamo immaginare una fine di questa era o l’uomo diventerà un’altra specie in grado di sopravvivere con un nuovo clima?

«Le specie fanno questo: o fuggono migrando o cambiano o si estinguono. Una quota di evoluzione ci sarà per forza, ci adatteremo al cambiamento climatico e alle sue conseguenze, al fuoco e all’innalzamento dei mari. Questo adattamento in passato lo abbiamo visto in tempi lunghi, è probabile che oggi sarà più accelerato. In Mozambico ci sono elefanti che dopo il conflitto civile degli Anni ‘70-‘90 si sono evoluti in una popolazione priva di zanne: quelli che nascevano senza, sono stati favoriti dal fatto che non venivano predati, e si sono riprodotti in maggioranza».

E gli uomini?

«Abbiamo un apparato tecnologico forte che ci fa ritardare i nostri adattamenti: preferiamo adattare i materiali. Se questi entrano in crisi, perché scarseggiano, finiscono o si deperiscono, allora toccherà anche a noi adattarci. Nessuno, oggi, può sapere come andrà a finire».

La questione dell’energia fossile resta centrale?

«È la questione delle questioni. Si continua a negare il ruolo dell’uomo nei cambiamenti climatici, si ritarda il momento in cui saranno messi in condizione di non nuocere i veri colpevoli di questa storia: i petrocarbonieri. Sapevano da decenni che i combustibili fossili avrebbero provocato il cambiamento climatico e ancora oggi non hanno ridotto i loro investimenti per il futuro. Lo scenario dell’aumento della temperatura di un grado e mezzo è già superato: più 2,7 gradi. E i petrocarbonieri continuano a prendere miliardi di dollari di sovvenzioni pubbliche nel mondo».

L’invasione in Ucraina, e la dipendenza dal gas russo, hanno reso tutto più complicato.

«La guerra avrebbe dovuto essere un motore di rinnovamento, ma la nostra transizione ecologica si è tradotta nel passaggio dal gas al carbone. Abbiamo solo cambiato lo spacciatore. Il nostro governo non ha fatto l’unica cosa che c’è da fare: risparmio energetico, efficienza energetica ed energie rinnovabili».

Corrado Zunino (“La Repubblica”, 18/7/22)