Questa è la nuova
normalità stiamo entrando nell’era del fuoco
ROMA — Francia, Spagna e Portogallo nella morsa dei
quaranta gradi. Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico, dopo quindici
anni di allarmi climatici inascoltati si riescono a trovare parole per questo
dramma che è semplicemente il quadro ricorrente nelle nostre estati?
«Stiamo osservando il fenomeno dalla prospettiva
sbagliata: ci sembrano eventi eccezionali perché guardiamo al nostro passato,
alle estati temperate, ma non è più così. Stiamo vedendo, in realtà, i primi
eventi ordinari della nuova era che verrà, l’era del fuoco, della sabbia e del
caldo. Il cambiamento climatico induce ondate di calore, la siccità è
accresciuta dal nostro eccessivo prelievo delle acque. I boschi e le foreste
diventano più secchi, il fuoco si propaga più facilmente, più a lungo e su
distanze maggiori».
L’Europa continentale sembrava gioire dell’inaridimento
del suoSud, ma ora si attendono picchi di 44 gradi in Inghilterra.
«Il caldo sarà la regola non solo del Mediterraneo,
che comunque resta particolarmente colpito, ma di tutti. Nell’Europa centrale,
in Siberia, in Amazzonia, in Australia. Abbiamo di fronte davvero l’era del
fuoco».
La sua considerazione induce al pessimismo. Possiamo
immaginare una fine di questa era o l’uomo diventerà un’altra specie in grado
di sopravvivere con un nuovo clima?
«Le specie fanno questo: o fuggono migrando o cambiano
o si estinguono. Una quota di evoluzione ci sarà per forza, ci adatteremo al
cambiamento climatico e alle sue conseguenze, al fuoco e all’innalzamento dei
mari. Questo adattamento in passato lo abbiamo visto in tempi lunghi, è
probabile che oggi sarà più accelerato. In Mozambico ci sono elefanti che dopo
il conflitto civile degli Anni ‘70-‘90 si sono evoluti in una popolazione priva
di zanne: quelli che nascevano senza, sono stati favoriti dal fatto che non
venivano predati, e si sono riprodotti in maggioranza».
E gli uomini?
«Abbiamo un apparato tecnologico forte che ci fa
ritardare i nostri adattamenti: preferiamo adattare i materiali. Se questi
entrano in crisi, perché scarseggiano, finiscono o si deperiscono, allora
toccherà anche a noi adattarci. Nessuno, oggi, può sapere come andrà a finire».
La questione dell’energia fossile resta centrale?
«È la questione delle questioni. Si continua a negare
il ruolo dell’uomo nei cambiamenti climatici, si ritarda il momento in cui
saranno messi in condizione di non nuocere i veri colpevoli di questa storia: i
petrocarbonieri. Sapevano da decenni che i combustibili fossili avrebbero
provocato il cambiamento climatico e ancora oggi non hanno ridotto i loro
investimenti per il futuro. Lo scenario dell’aumento della temperatura di un
grado e mezzo è già superato: più 2,7 gradi. E i petrocarbonieri continuano a
prendere miliardi di dollari di sovvenzioni pubbliche nel mondo».
L’invasione in Ucraina, e la dipendenza dal gas russo,
hanno reso tutto più complicato.
«La guerra avrebbe dovuto essere un motore di
rinnovamento, ma la nostra transizione ecologica si è tradotta nel passaggio
dal gas al carbone. Abbiamo solo cambiato lo spacciatore. Il nostro governo non
ha fatto l’unica cosa che c’è da fare: risparmio energetico, efficienza
energetica ed energie rinnovabili».
Corrado Zunino (“La Repubblica”,
18/7/22)