domenica 12 febbraio 2006

Don Santoro: IL DESTINO DELL’INSICUREZZA

Un bravo sacerdote assassinato e qualche altro minacciato: molto più di un dolore.

Per quello che sappiamo (di lui in verità noi non sappiamo proprio nulla...), don Santoro può essere stato un uomo di dialogo, un prete che gettava ponti con cuore ed intelligenza e lo faceva in tutta semplicità. Proprio per questa sua umanità, ci sembra fuori luogo la proposta di farlo santo per direttissima. Ma, si sa, l’istituzione ecclesiastica con un occhio piange il defunto e con l’altro guarda come utilizzarlo per i “fini dell’azienda”.

Ma aldilà dei moventi immediati di questa vicenda così luttuosa, in cui solo la magistratura riuscirà a far luce, ci si può domandare se spesso il cristianesimo non sia visto come complice dell’Occidente dominatore. E, detto con estrema sofferenza, il nostro cristianesimo di oggi non è ancora in larga misura complice, nei fatti, delle forze egemoni nel mondo? Non si identifica ancora spesso e volentieri con esse e con i loro interessi?

Il teologo cattolico, padre Tissa Balasurya, sostiene che dopo la seconda guerra mondiale gli USA si sono definiti come popolo di Dio, con la missione di portare la democrazia, l’ordine e la “pace” nel mondo: “il male è dappertutto, il bene siamo noi”.

Il nostro Occidente-alleato è coinvolto in questa battaglia della civiltà cristiana contro tutti gli imperi del male. “Siamo sempre stati noi a sferrare il primo colpo”, scrive Gore Vidal. Secondo questo Autore, i fondamentalisti cristiani sono “complici di un capitalismo feroce, decadente e schiavo del totalitarismo” (La fine della libertà, Fazi editore, pag. 111), ma sono soprattutto la teologia e la prassi pastorale della chiesa cattolica ufficiale che, in generale, non sono ancora riuscite a prendere le distanze, a dissociarsi concretamente da questo “impero del mercato”.

Questa alleanza non è ancora rotta e, anzi, a volte sembra consolidarsi. Il prezzo di questa alleanza tra trono e altare la pagano anche don Santoro e tanti altri innocenti. In qualche misura si tratta di un “conto salato” che spesso ricade proprio su quei credenti che vengono “interpretati” come funzionari di un cristianesimo di conquista mentre sono costruttori umili ed audaci di ponti e fautori di un dialogo sincero.

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