Se n’è parlato in lungo e in largo con accenti molto diversi. Ovviamente si è fatta la voce grossa per difendere la libertà di opinione, di stampa, di espressione. Su questo siamo tutti d’accordo. Peccato che troppi dimentichino che il nostro Occidente, decantato come il paradiso delle libertà, spesso è una macchina occultatrice e manipolatrice proprio sul terreno dell’informazione.
Proviamo a volare più basso, ad attenerci, come ha scritto Saramago, al buon senso. Già questo buon senso, con minimo di informazione, ci dice che talune violente ed inaccettabili reazioni erano ben prevedibili e persino previste. Si è trattato “di una provocazione cosciente e pianificata di un quotidiano danese di destra. Hanno indetto un concorso di caricaturisti: alcuni hanno rifiutato di partecipare sostenendo che la rappresentazione grafica di Maometto è tabù. Hanno consultato un esperto danese di islamismo e questi li ha messi in guardia. Sono andati avanti perché sono radicali di destra e xenofobi” (Gunter Grass, Repubblica, 10 febbraio 2006).
Ma è da tempo quasi “immemorabile” che il nostro “civile” Occidente, che ha prodotto le grandi cattedrali del diritto (di cui siamo giustamente fieri), vomita insulti, disprezzo e bombe sull’arabo, sui musulmani in genere.
Guardando l’Afganistan, l’Iraq, la “guerra contro il terrore”, le nostre esportazioni di democrazia, il Corano gettato nei cessi, le torture di Guantanamo, i detenuti legati e nutriti con sonde nel naso, l’umiliazione, l’emarginazione sociale di molti islamici e mille altri fatti quotidiani... come si fa a non prevedere che basta una scintilla per scatenare l’incendio? E’ ovvio che la violenza non si giustifica e non appartiene affatto a tutti gli islamici, ma tutti i musulmani, anche i più miti e ragionevoli, hanno avvertito un’offesa.
Quando il disprezzo, le ingiustizie e le emarginazioni raggiungono la saturazione, allora entrano in campo tanti elementi e tanti manipolatori, disposti a buttare benzina sul fuoco.
Ma il nostro Occidente, come potere che decide tutto con le armi, che diritto ha di invocare il dialogo e la tolleranza? Quale autorevolezza può avere chi concepisce la politica come espansione, colonizzazione, occupazione militare? Il nostro Occidente sta uscendo dalla civiltà, è un humus dell’inciviltà.
“L’Occidente, scrive ancora Gunter Grass, non sembra capace di trovare una via per accettare come soci paritari quei Paese... Negli anni ‘70 Willy Brandt redasse, su incarico dell’ONU, un rapporto sui problemi Nord/Sud, e pronosticò i problemi che abbiamo oggi” (Repubblica, 10 febbraio).
Le recenti elezioni in Palestina, la dicono lunga. E’ riduttivo, secondo noi, leggere tutto come la irresponsabile risposta ad un “microscopico fattore scatenante” o imprigionare l’intera vicenda dentro il paradigma dello scontro di civiltà. L’Occidente è aggressore e, come tale, si condanna e ci condanna al destino dell’insicurezza.
Sappiamo bene che esiste anche un Occidente, finora perdente, che non ha scelto le armi e che non vuole esportare la “sua” democrazia. Occorre che si dissoci, che ritorni a dare voci alla politica, ritirando le truppe di occupazione e imparando a collocarsi allo stesso livello, alla pari. Impresa difficile anche per noi cristiani che spesso abbiamo pensato di abitare il centro del mondo e di possedere le chiavi della salvezza, cioè la religione superiore.
Se non impariamo uno stile di comunicazione ”disarmata”, fra pochi anni la Cina e l’India potrebbero farci vedere "chi sono loro" e... chi siamo noi, sperdute province dell’ex-impero americano.
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