Da Siena è tornato a Pinerolo don Filliol, un parroco che ha scritto parole di fuoco sul bollettino della parrocchia di Santa Cristina.
Qualche giorno fa se l’è presa con i suoi parrocchiani poco presenti in chiesa a tal punto che non vanno neppure per le feste comandate. Troppo assenteisti, miscredenti, comunisti... li ha definiti; troppo seguaci di Prodi, Bertinotti e d’Alema.
La presa di posizione non lascia tanto spazio all’interpretazione: “Per coloro che non ho ancora visto nella casa del Signore nel giorno festivo, anche se ne avevano sicuramente la possibilità, sappiano chiaramente che io per loro non celebrerò il funerale in chiesa. Se eventualmente vi fosse un funerale in un giorno festivo non lo celebrerò né, tanto meno, autorizzo nessuno a farlo”.
Nel senese nessuna sembra molto stupito di queste dichiarazioni, visti il carattere e lo stile pastorale del sacerdote venuto da Pinerolo.
Il problema, fanno sapere dalla curia vescovile di Siena, è stato risolto alla radice. Don Filliol ha già preso contatto con il vescovo di Pinerolo che accoglie a braccia aperte un sacerdote come lui, come accoglie preti focolarini, neocatecumenali, opusdeisti.
In realtà si tratta di un trasferimento deciso dall’arcivescovo di Siena dopo un colloquio con il sacerdote che, peraltro, aveva già presentato una richiesta del genere.
La notizia, comparsa sulla stampa nazionale parecchi giorni fa, non meriterebbe forse tanta attenzione. Ma essa, non essendo affatto un caso isolato, denota qualcosa di più del disagio personale di un parroco rispetto alla comunità in cui svolge il suo ministero.
Si tratta di un episodio che segnala un ritorno al clericalismo e all’autoritarismo preconciliare. Il che, invece, è degno di molta attenzione, anche perché il vento vaticano soffia, sia pure più garbatamente, nella stesa direzione.
Comunque, sarò contento di rivedere a Pinerolo questo mio confratello al quale do un cordiale benvenuto.
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