martedì 5 dicembre 2006

PROMOSSO RATZINGER, ANKARA VINCE

Dopo il brutto voto di Ratisbona, ora lo spettacolo ha funzionato bene e Ratzinger non ha sbagliato le mosse. Un viaggio politico, abile e riparatore.

La lezione, brutta e imprudente, di Ratisbona è così roba passata. In questo senso, ci si può rallegrare.

Ma le cose non sono tutte così semplici... Neppure con l’Ortodossia il viaggio e le liturgie solenni e trionfali di Ratzinger e di Bartolomeo I hanno dissolto le tensioni e sbloccato le “gelate” ecumeniche.

Il papa ha scelto dentro l’Ortodossia un interlocutore facile e, aldilà dei simboli unitari, enfaticamente mostrati ed ostentati, il nodo del primate papale resta tutto da affrontare, così come il celibato obbligatorio dei sacerdoti che l’Ortodossia respinge fermamente.

Il risalto dato a questo palcoscenico ecumenico è stato studiato dal vaticano per controbilanciare l’arretramento ecumenico, un vero stallo, che è in atto con le chiese anglicane e con le chiese della Riforma protestante. Sembra comunque evidente che le forze più reazionarie interne ad ogni tradizione stanno trovandosi d’accordo su alcuni punti di teologia e di morale...

L’ecumenismo delle destre è già in atto. Ma se il papa esce promosso da questo viaggio, la Turchia incassa una sostanziosa vittoria. Ratzinger ha diplomaticamente ritrattato la posizione espressa nel 2002 contro l’ingresso della Turchia in Europa e la Turchia ha fatto una bella figura internazionale per la sua ospitalità e la sua cortesia.

Nello stesso tempo userà il viaggio e le parole del papa per contrastare le posizioni contrarie al suo ingresso in Europa. Questi si chiama “do ut des”: io do a te e tu dai a me.



CASINI E’ IL PERICOLO

La manifestazione di sabato 2 dicembre organizzata a Roma ha dimostrato che non è più Berlusconi che rappresenta l’opposizione vera al governo di centrosinistra e al suo progetto trasformatore.

A Roma si sono sentite soltanto le voci di una destra che ha alzato il cartello dei NO. A Palermo la “sirena Casini”, che pure si muove su proposte generiche e su discorsi retorici, ha preso le distanza da un Berlusconi privo di qualsiasi capacità di ragionare e aggregare aldilà delle difesa dei ceti privilegiati.

Casini ha radici e ascolto nella vecchia D.C. e conserva solidi legami con ampie aree cattoliche che sa sedurre con i suoi accalorati richiami ai valori, alla famiglia, alla coscienza, alla fede.

Casini, che pure annovera nel suo partito uomini “indecenti” come Giovanardi, Cesa e il presidente della regione Sicilia, riesce a fornire un’immagine più accettabile, meno urlata e becera. La partita è aperta.

Senza Casini, la “casa delle libertà” rappresenta, anche a livello numerico, un’opposizione senza incisività, scatenata, controproducente e senza futuro.

Il vero pericolo, la forza che impedisce un vero rinnovamento è l’UDC. Berlusconi non è finito, ma è al tramonto.

Senza di lui, senza i suoi finanziamenti, questi “alleati” torneranno a dividersi in tanti partitelli di destra.

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