mercoledì 13 dicembre 2006

UN DITTATORE E MOLTI PRETI

Martedì 12 dicembre si sono svolti i funerali di uno dei più funesti assassini della storia. Restano ancora aperte molte delle ferite che questo dittatore, morto senza che giustizia sia stata fatta, ha causato.

I giornali e le televisioni hanno dato un certo rilievo alle atrocità commesse da Pinochet.

Quando l’11 settembre 1973, con un colpo di stato, Pinochet pose fine al governo Allende, democraticamente eletto, a molti di noi sembrò crollare un mondo di speranze e per il Cile iniziò a scorrere il sangue, si scatenò la tortura, si aprirono le carceri per i dissidenti. Fu strage di popolo e di militanti.

La chiesa gerarchica, allora come sempre quando sono in gioco gli interessi degli Stati Uniti, non alzò la voce. I consueti silenzi delle ambiguità e della vergogna.

Ma martedì 12 dicembre si è visto di peggio. Preti e monsignori, in grande pompa, paludati di “sacri” paramenti, questa volta hanno sì alzato la voce, ma per una solenne messa di suffragio per il loro grande amico, presidente e benefattore.

Hanno lodato Dio che ha dato al Cile questo difensore della civiltà cristiana... Siamo alla bestemmia.

E questi preti... nessuno li richiama all’ordine? Sono dei preti che recitano il “credo” con devozione, che professano tutti i dogmi, che dicono di essere a difesa dei poveri... Pregano per la salvezza dell’anima di uno che ha assassinato migliaia di corpi, di vite umane...

Si può essere più venduti, ciechi e blasfemi?

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