Sotto questo bel titolo Repubblica di sabato 3 marzo pubblica, tra le lettere, queste brevi e significative parole del professor Mauro Pesce in risposta alle “accuse vaticane”.
“I lettori che non sono mossi da ansia apologetica hanno capito bene che nelle mie risposte ad Augias ‘Inchiesta su Gesù’ non c’era una parola contro la fede o il sentimento religioso. Credo, anzi, che sia oggi urgente tornare ad interrogarsi seriamente sulla figura storica di Gesù. Altra cosa è il passaggio all’adesione di fede che presuppone una serie di mediazioni che la teologia ben conosce. Rinunciare a porsi domande storiche per paura di creare scompiglio tra i ‘semplici’ è una politica discutibile. Così, se nell’opinione pubblica si diffondono delle domande, molti fedeli non hanno gli strumenti per rispondere. Il mio lavoro storico sui vangeli e su Gesù non è in polemica o ‘contro’ le opinioni degli altri. In ogni caso, non ho intenzione di mettermi a tacere di fronte agli interrogativi seri sulle religioni diffusi nella nostra società”.
Questa si chiama chiarezza personale o metodologica. I custodi dei dogmi, ovviamente, la penano diversamente, ma le ricerche proseguono perché gli interrogativi non finiscono mai e ci stimolano a guardare avanti.
“I lettori che non sono mossi da ansia apologetica hanno capito bene che nelle mie risposte ad Augias ‘Inchiesta su Gesù’ non c’era una parola contro la fede o il sentimento religioso. Credo, anzi, che sia oggi urgente tornare ad interrogarsi seriamente sulla figura storica di Gesù. Altra cosa è il passaggio all’adesione di fede che presuppone una serie di mediazioni che la teologia ben conosce. Rinunciare a porsi domande storiche per paura di creare scompiglio tra i ‘semplici’ è una politica discutibile. Così, se nell’opinione pubblica si diffondono delle domande, molti fedeli non hanno gli strumenti per rispondere. Il mio lavoro storico sui vangeli e su Gesù non è in polemica o ‘contro’ le opinioni degli altri. In ogni caso, non ho intenzione di mettermi a tacere di fronte agli interrogativi seri sulle religioni diffusi nella nostra società”.
Questa si chiama chiarezza personale o metodologica. I custodi dei dogmi, ovviamente, la penano diversamente, ma le ricerche proseguono perché gli interrogativi non finiscono mai e ci stimolano a guardare avanti.
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