venerdì 30 marzo 2007

IL PAPA VA ALL’INFERNO

Dopo aver alzato la voce contro questa Europa che, non menzionando le sue radici cristiane, nega se stessa e rischia il congedo dalla storia, papa Ratzinger parla a valanga.

E viene spontaneo domandarci se non sia proprio lui a congedarsi dal mondo reale per rinchiudersi in un passato che non esiste più.

Anziché porre alla chiesa il problema di come predicare e vivere il vangelo nel mondo contemporaneo, prosegue le sue prediche nostalgiche piene di risentimento e di angoscia.

Va detto, in verità, che Ratzinger ripete queste sue idee da almeno 40 anni, ma ora la vecchiaia ha reso il suo pensiero più cupo ed oppressivo.

Così, anziché condannare il dominio del denaro e dire per nome e per cognome che sono i “signori del mondo” che vogliono le guerre, si scaglia ad ogni piè sospinto contro la modernità, che non coincide affatto con il capitalismo.

Ma, in questi ultimi giorni, ossessionato dall’omosessualità, vede il diavolo da ogni parte e domenica 25 marzo, tanto per iniziare bene la primavera, ha sollevato i cuori parlando di Satana e dell’inferno “che esiste ed è eterno”.

Dunque questo papa ci parla dell’inferno come uno che reduce da un viaggio, sa chi ci va, conosce quali sono le pene e quanto durano.

Forse al papa bisognerebbe fare leggere qualche buon libro di aggiornamento biblico e teologico.

Forse l’unico inferno è quello in cui vivono tante creature per la guerra, la miseria e la violenza.

L’altro? L’amore di Dio non l’ha mai pensato e anche le immagine scritturali dell’inferno possono essere il segno delle nostre culture, mai capaci di esprimere adeguatamente l’accoglienza amorosa di Dio, la cui giustizia non è mai vendicativa e non ha mai bisogno di esigere espiazioni.

Ratzinger, con le sue fobie e i sui appelli angoscianti, in fondo mi fa tenerezza.

E’ il segno vivente di una chiesa che parla e straparla, che urla e maledice, ma che è completamente afona, incapace di annunciare la bella-gioiosa notizia di cui c’è tanto bisogno.

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