venerdì 25 maggio 2007

RATISBONA N. 2

Vi ricordate la scivolata del papa nella celebre lezione di Ratisbona? La storia evidentemente non è il suo forte.

Aprendo in Brasile, ad Aparecida, la V assemblea generale del Celam, l’assemblea dei vescovi latino-americani, il papa due settimane fa aveva proposto una lettura dell’evangelizzazione dei quei popoli come un processo costruttivo e pacifico per le popolazioni indigene e non come un’imposizione di una cultura straniera o alienazione dalle culture precolombiane.

Le sue dichiarazioni, apologetiche e false, hanno destato subito l’indignazione di storici, teologi e comunità indigene.

Accortosi dello svarione e del grave travisamento dei fatti, mercoledì 23 maggio Ratzinger ha corretto il tiro riconoscendo le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene.

Non ha, però, avuto il coraggio di dire apertamente che si è trattato di una conquista violenta e di una evangelizzazione forzata.

Così pure una lettura falsa, mendace e apologetica di quella tragica vicenda storica ha condotto Ratzinger a “prendere atto con gratitudine dell’opera meravigliosa compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso di questi secoli”. Che fraintendimento!

Si dimentica che quando il vangelo ha seminato tra quelle genti voglia di riscossa e libertà è stata proprio la gerarchia cattolica ha reprimere, frenare, condannare. Ratzinger, quando fa lo storico, non arriva al 4.

Nessun commento: