sabato 16 giugno 2007

COSTRETTI AL PARTITO DEMOCRATICO?

Intendiamoci: nessuno viene a spingermi ad entrare nel Partito Democratico. Anche se mi arrivano molti inviti, tutti sono molto civili.

Per mesi ho sperato che le ali della sinistra progettassero una unità politica ed organizzata che mettesse fine ai tanti partitini ormai quasi invisibili. Non succede nulla se non occasionali convergenze.

Questa operazione esigeva, a mio avviso, una triplice constatazione e una chiara decisione:

1) Occorre far fronte alla deriva di destra e al vuoto che avanza. Entriamo in una stagione storica in cui le declamazioni utopistiche fanno il gioco della destra. Manca questa intelligenza.

2) Tanti dirigenti di questi partitini dovrebbero fare un passo indietro, ma ognuno vuole il suo posticino e la sua bandierina.

3) La lotta politica ha bisogno di persone, coerenti-intelligenti-comunicative, che sappiano “governare” il paese con i suoi problemi. E oggi, per governare nel modo possibile e positivo, occorre ricomporre un’unità progettuale non continuamente minacciata dagli stessi partiti di governo. La piazza tocca ai movimenti, alle associazioni, ai gruppi che fanno pressione, cultura, politica alla base.

In questo senso sono convinto che vada riconosciuto a Prodi il grande merito di aver finora tenuto insieme una compagine dilaniata, parolaia, poco concreta.

Stà a vedere che saremo costretti a dar fiducia a un Partito Democratico ancora pieno di ambiguità e di nodi da sciogliere.

A sinistra, purtroppo, anche persone oneste, generose e ben intenzionate continuano a fare le farfalle. E le farfalle volano, ma non tirano il carro…

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