FERDINANDO SUDATI, Le chiavi del paradiso e dell’inferno, Editrice MARNA, Bargazo 2007, pagg. 328, € 15
Non vi tragga in confusione il sottotitolo “materiale per una riforma della confessione” perché la tematica che il sacerdote e teologo cattolico Ferdinando Sudati esplora e sviluppa è molto di più di quanto l’enunciato della prima pagina esprime.
La bellezza e la preziosità di queste pagine sta sia nella ricostruzione storica che giunge all’attuale agonizzante prassi pastorale della confessione, sia nel dare atto del dibattito pungente degli ultimi decenni, sia nella chiara individuazione dell’immobilismo di questi anni:
“Nella chiesa cattolica si sta vivendo uno stallo pregiudizievole. Il vestito vecchio non va più bene ma non ci si risolve ad approntarne uno nuovo. Il sacramento langue, anzi è moribondo, ma tutti si limitano, passandogli accanto, a commiserarlo. I più audaci, tra coloro che dispongono di un pulpito, propongono ritocchi, restauri di superficie, interventi di cosmesi, ma sono pochi coloro che sostengono la necessità di una vera riforma!” (pag. 283).
Si noti: il libro non ha nulla di freddo, ma è nello stesso tempo rigoroso e leggibilissimo. Qua e là fornisce spunti “spirituali” densi e meritevoli di attenzione. Risulta evidente che gli attuali dirigenti della chiesa cattolica stanno, su tutti i terreni, chiudendosi a riccio.
Tocca a chi compie opera biblica, teologica e pastorale con il popolo di Dio, prendersi la libertà e il coraggio di nuovi sentieri, se non vogliamo lasciar morire i segni della nostra fede nell’insignificanza e nell’abbandono.
L’Autore ci mette in mano un’opera che motiva l’esigenza del cambiamento. Ne raccomando vivamente la lettura a preti, animatori parrocchiali, facilitatori dei gruppi biblici.
Non vi tragga in confusione il sottotitolo “materiale per una riforma della confessione” perché la tematica che il sacerdote e teologo cattolico Ferdinando Sudati esplora e sviluppa è molto di più di quanto l’enunciato della prima pagina esprime.
La bellezza e la preziosità di queste pagine sta sia nella ricostruzione storica che giunge all’attuale agonizzante prassi pastorale della confessione, sia nel dare atto del dibattito pungente degli ultimi decenni, sia nella chiara individuazione dell’immobilismo di questi anni:
“Nella chiesa cattolica si sta vivendo uno stallo pregiudizievole. Il vestito vecchio non va più bene ma non ci si risolve ad approntarne uno nuovo. Il sacramento langue, anzi è moribondo, ma tutti si limitano, passandogli accanto, a commiserarlo. I più audaci, tra coloro che dispongono di un pulpito, propongono ritocchi, restauri di superficie, interventi di cosmesi, ma sono pochi coloro che sostengono la necessità di una vera riforma!” (pag. 283).
Si noti: il libro non ha nulla di freddo, ma è nello stesso tempo rigoroso e leggibilissimo. Qua e là fornisce spunti “spirituali” densi e meritevoli di attenzione. Risulta evidente che gli attuali dirigenti della chiesa cattolica stanno, su tutti i terreni, chiudendosi a riccio.
Tocca a chi compie opera biblica, teologica e pastorale con il popolo di Dio, prendersi la libertà e il coraggio di nuovi sentieri, se non vogliamo lasciar morire i segni della nostra fede nell’insignificanza e nell’abbandono.
L’Autore ci mette in mano un’opera che motiva l’esigenza del cambiamento. Ne raccomando vivamente la lettura a preti, animatori parrocchiali, facilitatori dei gruppi biblici.
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