venerdì 20 luglio 2007

QUESTA CASA NON È UN ALBERGO

QUESTA CASA NON È UN ALBERGO: AL VESCOVO DI PINEROLO NON TORNANO I CONTI IMMOBILIARI

di
Alessandro Speciale
da: Adista Notizie n° 51, 14 luglio 2007


33976. PINEROLO (TO)-ADISTA. C’è un buco di oltre due milioni di euro nel bilancio dell’Istituto diocesano di sostentamento del clero (Idsc) di Pinerolo: “Una situazione debitoria molto seria” che ha costretto il vescovo, mons. Pier Giorgio Debernardi, a chiedere l’intervento della Cei e quindi a procedere, lo scorso 18 maggio, con un atto senza precedenti, al “commissariamento straordinario e temporaneo” dell’Istituto.

Causa del buco, secondo quanto spiegato dal vescovo stesso in un memoriale, “la gestione del complesso immobiliare denominato ‘Casa Alpina don Barra’”, recentemente oggetto di una ristrutturazione costata complessivamente quasi tre milioni e mezzo di euro in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006.

Ma lo scandalo non finisce qui: mons. Debernardi si è visto infatti chiamare in tribunale da un prete della sua stessa diocesi, don Giuseppe Alluvione, attualmente membro del Collegio dei revisori dei conti dell’Idsc ma che nel corso degli ultimi vent’anni è stato per quindici anni presidente dell’istituto e per cinque membro del Consiglio di amministrazione nonché, fino al 2004, presidente della cooperativa che ha in gestione la ‘Casa Alpina’, di cui è tuttora socio e consigliere.

Don Alluvione contestava la legittimità del commissariamento dell’Idsc, ente per il quale, secondo il sacerdote, questa procedura non è prevista da nessuna legge civile o canonica: ma il giudice, il 15 giugno scorso, ha respinto il suo ricorso per “palese difetto di giurisdizione” del tribunale civile “al quale è precluso assumere decisioni relativamente ad atti provenienti dall’Autorità amministrativa ecclesiastica”.

Per don Alluvione, interpellato da Adista, “si tratta di una questione essenzialmente giuridica”: secondo il prete, quella operata dal vescovo è una “revoca camuffata” degli organi direttivi dell’Idsc.

A norma di legge, Consiglio di Amministrazione e Collegio dei revisori dei conti dell’Idsc possono essere fatti decadere solo in seguito a “gravi e documentati motivi”, per procedere poi alla nomina di un nuovo Consiglio e di un nuovo Collegio: il che significa, secondo don Alluvione, che sarebbe stato necessario rendere pubblici alcuni dettagli del bilancio dell’Idsc.

Un esito che si voleva assolutamente evitare, sia a Pinerolo che a Roma, tant’è che l’idea del commissariamento è partita - lo conferma lo stesso mons. Debernardi nel suo memoriale - direttamente dal presidente della Cei mons. Angelo Bagnasco.

Inoltre, aggiunge ancora don Alluvione, “mi sono rivolto al tribunale civile perché gli Idsc sono regolati dalla legge 222/85” che prevede, all’articolo 23, che “in ogni caso, almeno un terzo dei membri del consiglio di amministrazione” siano eletti dal clero della diocesi.

La nomina di un commissario unico (l’ex-economo dell’arcidiocesi di Milano mons. Luigi Testore), sarebbe quindi illegittima: “Mi aspettavo che il tribunale girasse il mio ricorso ad un’altra autorità, non che lo respingesse interamente”, aggiunge: “non è possibile che gli Idsc siano considerati esclusivamente soggetti di diritto ecclesiastico”.

La crisi economica dell’Idsc, al di là degli aspetti legali, è reale, ed è legata a doppio filo alla storia della “Casa Alpina don Barra”, centro per ritiri nel comune di Pragelato (To) fondato nel 1946 dal sacerdote pinerolese don Barra.

Dal 1982, la Casa - allora di proprietà della diocesi - è in gestione alla cooperativa Progetto Erre, presieduta fino al 2004 da don Alluvione. Il vescovo accusa la sua gestione di aver progressivamente “dimenticato le esigenze pastorali per cui l’opera era sorta”, trasformando col tempo i due immobili di cui è costituita la casa rispettivamente “in Bar-Ristorante e in Albergo”.

Nel febbraio 2003, con l’avvicinarsi delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 - a Pragelato si sono svolte le gare di sci nordico - la Progetto Erre comincia a discutere con la diocesi la ristrutturazione della “Casa Alpina”, trasformata oggi in un albergo a tre stelle: “Dal momento che la diocesi non aveva risorse sufficienti per restaurare il complesso come richiesto dell’Ente gestore”, spiega mons. Debernardi nel suo memoriale, si arriva infine, “nonostante ripetuti ostacoli frapposti”, alla donazione della Casa all’Idsc.

Cosicchè, quando i costi della ristrutturazione, avvenuta tra il marzo e il dicembre 2005, esplodono, arrivando a toccare i 3.300.000 euro, quasi tre volte il preventivo, l’Idsc si ritrova con uno scoperto bancario di oltre due milioni di euro.

Don Alluvione spiega di essersi duramente opposto alla donazione all’Idsc, perché consapevole che “la ‘Casa Alpina’ non aveva una redditività sufficiente per i conti dell’Idsc”.

Di fronte all’accusa del vescovo di aver trasformato un centro ritiri in un albergo, don Alluvione risponde che “in un albergo non si possono forse fare cose spirituali? Abbiamo gruppi, ritiri, settimane bibliche. La Casa è un albergo, ma non solo”.

Inoltre, aggiunge, il vescovo - che dal 1998, anno del suo arrivo a Pinerolo, non ha mai voluto incontrare gli amministratori del complesso - ha temporeggiato per anni di fronte ai vari progetti presentati per salvare i conti dell’Idsc.

Quanto ai costi fuori controllo della ristrutturazione della “Casa Alpina”, don Alluvione se ne chiama fuori, affermando che i lavori non sono stati affidati alla ‘sua’ cooperativa ma a una ditta del posto: probabile - dice - che in occasione delle Olimpiadi siano state commesse delle “leggerezze”.


In realtà, la situazione è ancora più complessa: malgrado la ‘caduta in disgrazia’, don Alluvione rimane socio nella cooperativa Progetto Erre del vicario generale della diocesi di Pinerolo, mons. Paolo Bianciotto.

Questi, insieme a don Alluvione, è proprietario, dal 1995, anche dell’albergo “Villa Plinia” che sorge proprio di fronte alla “Casa Alpina”, è gestito sempre dalla Progetto Erre e non sembra versare in crisi economica. I due, inoltre, sono anche proprietari dell’albergo “La Scogliera” di Bordighera, sempre in gestione alla Progetto Erre.

Il sodalizio imprenditoriale tra i due non sembra quindi essere stato scosso né dalle vicende dell’Idsc né dalla denuncia di don Alluvione contro il vescovo.

Quanto al clero di Pinerolo, malgrado la solidarietà professata al vescovo, meno di due anni fa, quando il clima era già teso, elesse a larghissima maggioranza (22 voti su 26) don Alluvione come membro del Collegio dei revisori dei conti dell’Idsc.


La vicenda non è certo finita: il periodo di commissariamento dell’Idsc scade il 31 dicembre; dopo quella data, mons. Debernardi dovrà procedere alla nomina di un nuovo Consiglio di amministrazione. Don Alluvione, per parte sua, resta parroco delle chiese di Prali e Rodoretto ma denuncia di essere stato sospeso, per intervento dell’arcivescovo di Torino, card. Severino Poletto, dall’insegnamento di Sacra Scrittura presso lo Studio teologico interdiocesano delle diocesi di Cuneo, Saluzzo, Alba e Mondovì.

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