sabato 11 agosto 2007

MORTI SUL LAVORO

La catena non si arresta. Non possiamo negare che esistano imprudenze personali dettate spesso da una mancanza di cultura dell’autotutela.

Ma la radice di queste tragedie è altrove: il lavoro è sempre più importante del lavoratore, della lavoratrice.

Nella scala dei valori è avvenuta un’inversione: la produzione ha scavalcato le persone, è diventata sempre più importante.

Ciò comporta una serie di modificazioni rilevanti funeste: rapidità, tempi di esecuzione sempre più contratti, scarsità di investimenti sul terreno dei mezzi e delle “strutture” di protezione, utilizzo di lavoratori non adeguatamente preparati rispetto alle mansioni assegnate, scarsità di controlli e di controllori.

Le morti sul lavoro rappresentano un campanello d’allarme in una direzione precisa.

Si dà troppo scarsa attenzione alle persone e agli strumenti di tutela, proprio ora che esistono le leggi e che esistono anche tutti gli strumenti che la tecnica fornisce per “lavorare in sicurezza”.

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