La catena non si arresta. Non possiamo negare che esistano imprudenze personali dettate spesso da una mancanza di cultura dell’autotutela.
Ma la radice di queste tragedie è altrove: il lavoro è sempre più importante del lavoratore, della lavoratrice.
Nella scala dei valori è avvenuta un’inversione: la produzione ha scavalcato le persone, è diventata sempre più importante.
Ciò comporta una serie di modificazioni rilevanti funeste: rapidità, tempi di esecuzione sempre più contratti, scarsità di investimenti sul terreno dei mezzi e delle “strutture” di protezione, utilizzo di lavoratori non adeguatamente preparati rispetto alle mansioni assegnate, scarsità di controlli e di controllori.
Le morti sul lavoro rappresentano un campanello d’allarme in una direzione precisa.
Si dà troppo scarsa attenzione alle persone e agli strumenti di tutela, proprio ora che esistono le leggi e che esistono anche tutti gli strumenti che la tecnica fornisce per “lavorare in sicurezza”.
Ma la radice di queste tragedie è altrove: il lavoro è sempre più importante del lavoratore, della lavoratrice.
Nella scala dei valori è avvenuta un’inversione: la produzione ha scavalcato le persone, è diventata sempre più importante.
Ciò comporta una serie di modificazioni rilevanti funeste: rapidità, tempi di esecuzione sempre più contratti, scarsità di investimenti sul terreno dei mezzi e delle “strutture” di protezione, utilizzo di lavoratori non adeguatamente preparati rispetto alle mansioni assegnate, scarsità di controlli e di controllori.
Le morti sul lavoro rappresentano un campanello d’allarme in una direzione precisa.
Si dà troppo scarsa attenzione alle persone e agli strumenti di tutela, proprio ora che esistono le leggi e che esistono anche tutti gli strumenti che la tecnica fornisce per “lavorare in sicurezza”.
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