Il Venerdì di Repubblica del 24 agosto ha pubblicato i dati della ricerca “La parabola del clero” (Fondazione Agnelli, 2005) sotto il titolo “La messa è finita”.
E stanno finendo anche i parroci “italiani” da cui risulta un incredibile aumento di preti stranieri in Italia.
Il 90% dei preti sotto i 40 anni sono stranieri (Polonia, Zaire, Colombia, India, Romania, Nigeria, Argentina, Congo, Venezuela, Ucraina, Madagascar, Burundi, Cecoslovacchia, Angola, Stati Uniti…) e la loro presenza è destinata a crescere anche in aree italiane in cui il fenomeno sembrava irrilevante fino a pochi anni fa.
I dati della ricerca, che sono assolutamente arretrati perché risalgono al 2004, sono tuttavia significativi per un altro verso: la crisi numerica del clero è assolutamente inesistente per la struttura ufficiale cattolica perché tappa i buchi spostando una quantità di preti che ora si aggira intorno ai quattromila.
Questi preti fanno esattamente tutto quello che i missionari italiani facevano un tempo nei loro Paesi di origine.
Essi, in genere, sono papalini, madonnari, molto liturgici, assolutamente funzionali all’istituzione e giovanissimi, come don Jean Noelle del Madagascar, parroco a Lingotto di Torino.
Nella mia diocesi c’è ormai un po’ di tutto. I polacchi non mancano e l’Ave Maria nemmeno.
Ritorna la chiesa rosariante. Poca teologia e molte corone del rosario.
E stanno finendo anche i parroci “italiani” da cui risulta un incredibile aumento di preti stranieri in Italia.
Il 90% dei preti sotto i 40 anni sono stranieri (Polonia, Zaire, Colombia, India, Romania, Nigeria, Argentina, Congo, Venezuela, Ucraina, Madagascar, Burundi, Cecoslovacchia, Angola, Stati Uniti…) e la loro presenza è destinata a crescere anche in aree italiane in cui il fenomeno sembrava irrilevante fino a pochi anni fa.
I dati della ricerca, che sono assolutamente arretrati perché risalgono al 2004, sono tuttavia significativi per un altro verso: la crisi numerica del clero è assolutamente inesistente per la struttura ufficiale cattolica perché tappa i buchi spostando una quantità di preti che ora si aggira intorno ai quattromila.
Questi preti fanno esattamente tutto quello che i missionari italiani facevano un tempo nei loro Paesi di origine.
Essi, in genere, sono papalini, madonnari, molto liturgici, assolutamente funzionali all’istituzione e giovanissimi, come don Jean Noelle del Madagascar, parroco a Lingotto di Torino.
Nella mia diocesi c’è ormai un po’ di tutto. I polacchi non mancano e l’Ave Maria nemmeno.
Ritorna la chiesa rosariante. Poca teologia e molte corone del rosario.
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