domenica 2 settembre 2007

LEI E’ SPOSATA?

“Vada...” Tutto sommato, direbbe qualcuno, si è limitato a mandarla via e non l’ha mandata al diavolo…

Il parroco di Santa Rita, una delle maggiori parrocchie di Torino, ha rifiutato non solo l’assoluzione ma anche la confessione a una donna di 28 anni che convive con il suo fidanzato.

Si noti che, se l’avesse ascoltata, il parroco avrebbe saputo che Chiara e Aldo hanno tutte le intenzioni di sposarsi e hanno fatto la cosa moralmente più seria.

Prima di celebrare il matrimonio, è molto raccomandato un buon periodo di convivenza. Lo consiglio a tutti da almeno 40 anni.

Nella mia comunità la convivenza prima del matrimonio è una prassi consolidata e scelta per motivi morali. Occorre conoscersi a fondo e ci vuole qualche anno. Conoscersi da “morosi” è cosa diversa.

Ovviamente bastava un po’ di garbo per evitare proprio la “cacciata” dalla chiesa.

Ma, se devo essere sincero, mi preoccupano ancora di più le parole garbate di don Danna, direttore dell’Ufficio Famiglia della diocesi e preside della facoltà di Teologia.

Egli riconosce che il parroco dovrebbe chiedere scusa alla donna per il modo con l’ha trattata, ma nello stesso tempo ribadisce che “per un cristiano la convivenza è una forma di irregolarità, perché l’unica forma di vita di coppia è quella nel sacramento del matrimonio. Il credente deve sapere che la convivenza è un peccato che non si può assolvere” (La Stampa, 29 agosto).

E’ proprio qui che, a mio avviso, don Danna manca di coraggio.

Prima di tutto usa la parola cristiano (che si addice anche ai protestanti, che accettano le convivenze) come volesse dire cattolico romano-papalino.

In secondo luogo è proprio la incomprensione della realtà e del valore della convivenza che spesso è preparatoria, propedeutica ala scelta del matrimonio.

In terzo luogo la domanda fondamentale in una coppia non riguarda la formula giuridica, ma la sostanza del loro rapporto, l’esistenza di un progetto, la profondità e consistenza dei sentimenti.

Siamo fuori del mondo perché siamo schiavi del diritto canonico.

Nessun commento: