La domanda riguarda il governo Prodi. Anche se Dini e Mastella muoiono dalla voglia di subentrare e l’unto del Signore si sente ormai in sella, è sempre possibile che i giochi non siano ancora fatti.
Eugenio Scalfari su Repubblica di domenica, con la consueta lucidità, ha illustrato il possibile progetto dei fautori della spallata e i più coinvolti in questa operazione. Ecco le sue affermazioni:
“Questo disegno prevede anche, oltre alla cacciata di Prodi con disonore – la giubilazione di Berlusconi con premi e medaglie e la nascita d’una nuova leadership non centrista ma centrale.
E qui il ventaglio è largo e va da Montezemolo a Draghi, a Mario Monti, e perché no a Veltroni. Grillo ha un ruolo in questo disegno: il lavoro sporco.
Deve spazzar via i disturbatori di professione, la sinistra radicale, i diessini non abbastanza flessibili, il potere della Cgil e dei sindacati in genere.
Poi – come ha scritto il buon Giovanni Sartori sul “Corriere della Sera” – non servirà più. Butteremo l’acqua sporca (Grillo) ma non il bambino che in quell’acqua ha emesso i suoi primi vagiti”.
Resta il fatto che solo cianciatori storicamente smemorati come Giovanni Sartori vedono nell’azzeramento degli attuali politici la rinascita dell’Italia.
In realtà ancora Scalfari pone la domanda: Chi se ne assumerà la responsabilità? Nello stesso scritto Scalfari ricorda alcuni fatti, alcune patate bollenti che il governo Prodi sta affrontando con dignità:
“Piaccia o non piaccia c’è ‘testa di ferro’, cioè Romano Prodi. Chi lo sottovaluta commette un grave errore. Chi pensa che sia svagato, distratto, sonnacchioso, bravo soltanto nel tirare a campare, sbaglia ancora di più.
Prodi ha molti difetti. Non è un principe della comunicazione (ma da Vespa andò benissimo), è sospettoso. E’ rancoroso. Ma è riuscito a governare in mezzo ad un’incessante tempesta dovuta in gran parte a quella “porcata” della legge elettorale imposta dal precedente governo.
In un anno nel quale la sua popolarità è crollata al 26 per cento (ma quella di Berlusconi non supera il 32) insieme a Padoa-Schioppa, a Visco e Bersani è riuscito a rimettere a posto i conti con l’Europa, a far emergere da zero a 2 punti l’avanzo primario, a realizzare un recupero dell’evasione di molti miliardi e un super-gettito tributario senza nessuna tassa in più.
Ha diminuito l’Irap di 5 miliardi a beneficio delle imprese e dei lavoratori. Sta per decretare il bonus per le pensioni minime e il loro aumento stabile.
Nella Finanziaria semplificherà il pagamento delle imposte per le micro-aziende (sono tre milioni e mezzo) istituendo un’imposta unica senza nessun altro adempimento; abbatterà l’Ires di 5 punti stimolando la crescita come e forse più di quanto la Merkel abbia fatto per le imprese tedesche.
Per uno che è stato definito Mortadella, Valium, Prozac e – secondo l’ultima diagnosi di Grillo – Alzheimer, direi che non c’è male.
Io non sono nella sua testa e perciò non so prevedere che cosa farà nei prossimi giorni, ma di una cosa sono certo: non resterà esposto ai colpi senza reagire.” (pag. 1 e pag. 29)
Trovo sempre più importante ragionare e ragionare sui fatti.
L’invito che il presidente Napolitano ha rivolto ai politici perché lavorino sodo anziché vivere di passerelle televisive e di smania di comparire, in qualche modo è prezioso anche per noi.
Ragioniamo sui fatti, senza lasciarci prendere dal fascino delle parole, dalla sindrome del diluvio universale, dal “cominciamo tutto daccapo”, dal presentismo.
Eugenio Scalfari su Repubblica di domenica, con la consueta lucidità, ha illustrato il possibile progetto dei fautori della spallata e i più coinvolti in questa operazione. Ecco le sue affermazioni:
“Questo disegno prevede anche, oltre alla cacciata di Prodi con disonore – la giubilazione di Berlusconi con premi e medaglie e la nascita d’una nuova leadership non centrista ma centrale.
E qui il ventaglio è largo e va da Montezemolo a Draghi, a Mario Monti, e perché no a Veltroni. Grillo ha un ruolo in questo disegno: il lavoro sporco.
Deve spazzar via i disturbatori di professione, la sinistra radicale, i diessini non abbastanza flessibili, il potere della Cgil e dei sindacati in genere.
Poi – come ha scritto il buon Giovanni Sartori sul “Corriere della Sera” – non servirà più. Butteremo l’acqua sporca (Grillo) ma non il bambino che in quell’acqua ha emesso i suoi primi vagiti”.
Resta il fatto che solo cianciatori storicamente smemorati come Giovanni Sartori vedono nell’azzeramento degli attuali politici la rinascita dell’Italia.
In realtà ancora Scalfari pone la domanda: Chi se ne assumerà la responsabilità? Nello stesso scritto Scalfari ricorda alcuni fatti, alcune patate bollenti che il governo Prodi sta affrontando con dignità:
“Piaccia o non piaccia c’è ‘testa di ferro’, cioè Romano Prodi. Chi lo sottovaluta commette un grave errore. Chi pensa che sia svagato, distratto, sonnacchioso, bravo soltanto nel tirare a campare, sbaglia ancora di più.
Prodi ha molti difetti. Non è un principe della comunicazione (ma da Vespa andò benissimo), è sospettoso. E’ rancoroso. Ma è riuscito a governare in mezzo ad un’incessante tempesta dovuta in gran parte a quella “porcata” della legge elettorale imposta dal precedente governo.
In un anno nel quale la sua popolarità è crollata al 26 per cento (ma quella di Berlusconi non supera il 32) insieme a Padoa-Schioppa, a Visco e Bersani è riuscito a rimettere a posto i conti con l’Europa, a far emergere da zero a 2 punti l’avanzo primario, a realizzare un recupero dell’evasione di molti miliardi e un super-gettito tributario senza nessuna tassa in più.
Ha diminuito l’Irap di 5 miliardi a beneficio delle imprese e dei lavoratori. Sta per decretare il bonus per le pensioni minime e il loro aumento stabile.
Nella Finanziaria semplificherà il pagamento delle imposte per le micro-aziende (sono tre milioni e mezzo) istituendo un’imposta unica senza nessun altro adempimento; abbatterà l’Ires di 5 punti stimolando la crescita come e forse più di quanto la Merkel abbia fatto per le imprese tedesche.
Per uno che è stato definito Mortadella, Valium, Prozac e – secondo l’ultima diagnosi di Grillo – Alzheimer, direi che non c’è male.
Io non sono nella sua testa e perciò non so prevedere che cosa farà nei prossimi giorni, ma di una cosa sono certo: non resterà esposto ai colpi senza reagire.” (pag. 1 e pag. 29)
Trovo sempre più importante ragionare e ragionare sui fatti.
L’invito che il presidente Napolitano ha rivolto ai politici perché lavorino sodo anziché vivere di passerelle televisive e di smania di comparire, in qualche modo è prezioso anche per noi.
Ragioniamo sui fatti, senza lasciarci prendere dal fascino delle parole, dalla sindrome del diluvio universale, dal “cominciamo tutto daccapo”, dal presentismo.
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