giovedì 18 ottobre 2007

IL VESCOVO FA DIETROFRONT

L'arcivescovo di Grosseto voleva fare il generoso e per mercoledi' sera - questa era la sua proposta e la sua promessa - aveva annunciato la sua visita all'Arcigay della città.

Ma poi... il vescovo si è tirato indietro. Probabilmente è bastata una telefonata del generale Bagnasco e lui, da buon caporale, ha obbedito.

Si vergogni, caro arcivescovo, di preferire una vile obbedienza ad un onesto dialogo.

Ma a voi, gerarchi cattolici, il dialogo fa paura e il coraggio l'avete messo sotto i piedi.

E' questo il "rispetto per gli omosessuali" di cui Lei ha parlato in questi giorni?


____________________________________________________

Ho anche ricevuto:


Era un bel segno quello che aveva voluto dare il Vescovo di Grosseto chiedendo di andare in visita pastorale anche presso la sede dell'arcigay grossetana. Ma quello che doveva essere un incontro di conoscenza si è trasformato presto in qualcosa di più è perciò alla fine è saltato.

Ecco le dichiarazioni fatte a caldo dai protagonisti che affianchiamo, non a caso, a quelle di un Vescovo d'eccezione che, ancora oggi, continua a parlare a ognuno di noi… «Io non faccio il cavallo di Troia per nessuno: un conto è l'accoglienza e un altro il riconoscimento, io non posso e non voglio dare a questa associazione alcun riconoscimento».

Con queste motivazioni il vescovo di Grosseto mons. Franco Agostinelli ha commentato l'annullamento della visita pastorale che era in programma Mercoledì 17 Ottobre 2007 nella sede dell'Arcigay. «Se un singolo, anche omosessuale, verrà da me troverà sempre le porte aperte» a continuato Agostinelli, «Ma in questo polverone mediatico è meglio che non ci sia alcun incontro, sarebbe strumentalizzato. Oggi non c'è il clima per andare da loro, ma potrà esserci in un altro momento», ha concluso il Vescovo.

«Da parte della curia ci è stata chiesta – spiega Davide Buzzetti presidente di Arcigay "Leonardo Da Vinci" di Grosseto – la disponibilità a salvare le apparenze e spostare l'incontro al di fuori del nostro circolo. Noi però non ci siamo resi disponibili perché troviamo imbarazzante questo repentino ripensamento riservato esclusivamente alla nostra associazione. Anzi faremo di più. Aspetteremo Agostinelli fino all'ultimo sperando che il vescovo segua la sua coscienza e faccia ciò che ritiene più corretto. Per noi questa è una occasione sprecata».

A noi credenti, omosessuali e non, non resta che dire grazie a mons Agostinelli e all'arcigay di Grosseto per averci provato a "incontrasi". Come credenti non ci resta che continuare a camminare ricordando le parole di mons. Antonio Bello che diceva «Sì, il processo di conversione a cui ci chiama costantemente il Vangelo deve cominciare da voi. Se voi riuscirete a liberarvi dalla rassegnazione, se riporrete maggiore fiducia nella solidarietà, se la romperete con lo stile pernicioso della delega, se non vi venderete la dignità per un piatto di lenticchie, se sarete così tenaci da esercitare un controllo costante su coloro che vi amministrano, se provocherete i credenti in Cristo a passare armi e bagagli dalla vostra parte, non tarderemo a vedere i segni gaudiosi della risurrezione. E anche per la Chiesa verranno tempi nuovi».

I volontari del progetto Gionata

da: GIONATANEWS, newsletter informativa su "Fede e omosessualità"
www.gionata.org - e-mail: gionatanews@gmail.com


*******************

Artic
olo di Stefano Cecchi tratto da "La Nazione" del 18 ottobre 2007

Le locandine dei giornali ancora nel pomeriggio di ieri lo annunciavano a caratteri di scatola: «Storico: il vescovo in visita all'Arcigay». Notizia mica da poco. In questi tempi di intransigenza e steccati, un prelato che decide per la prima volta di recarsi in visita pastorale nella sede di un'associazione, la Leonardo da Vinci, che lotta per i diritti di gay, lesbiche e trans non è fatto marginale. Succedeva a Grosseto ma in breve la notizia aveva calamitato l'attenzione di mass media e osservatori. Con il leader nazionale di Arcigay, Aurelio Mancuso, pronto a prendere il primo treno per Grosseto e a dettare nel frattempo dispacci trionfalistici: «Un gesto di eccezionalità unica».

Euforia sprecata. Ieri, poco dopo l'ora di pranzo, il colpo di scena. Con un dispaccio dettato all'Ansa, era la stessa Arcigay a comunicare il dietrofront vescovile. Tutto saltato «per ordini provenienti da Roma», si rammaricava- no gli esponenti dell'associazione omosessuale. Niente evento, storico. Locandine da coprire. Ma è andata proprio così?

L'uomo della grande apertura e poi del gran rifiuto, il vescovo di Grosseto insomma, si chiama Franco Agostinelli. E' un marcantonio di un metro e novanta, ha un cantiere schietto e le idee chiare. In gioventù ha giocato al calcio, uno stopper alla Guarnieri. Il piglio del marcatore gli è rimasto. Figurarsi se faceva passare una versione ritenuta non veritiera: «Ma quali ordini romani - si scaldava al telefono, tradendo l'irritazione - la verità è che si è scatenato troppo nervosismo mediatico. Io non sono un politico, volevo solo svolgere il mio mestiere di vescovo che sta fra la gente. Provando rispetto anche per le persone con le quali non condivido alcune cose. Questo era il senso del mio gesto.

Invece, dietro a questo suo gesto coraggioso, si è accodata un'attenzione morbosa da rotocalco, da grande evento mediatico, che ha mandato in crisi questo vescovo da trincea e non certo da fureria: «Io non faccio il cavallo di Troia per nessuno - ha scandito duro – Un conto è l'accoglienza, un,conto è il riconoscimento. Se un singolo omosessuale verrà da me senza telecamere dietro, troverà sempre le porte aperte. Ma io non posso e, non voglio con questo mio gesto dare riconoscimento a questa associazione». In questo polverone strumentale, di dichiarazioni e clamore mediatico, sarebbero insomma saltate le condizioni per la visita alla sede del'Arcigay. Lo stesso vescovo Agostinelli aveva proposto una subordinata, ovvero che «l'incontro avvenisse in parrocchia, dove accolgo tutti. ma l'invito non è stato accettato e dunque...». E dunque niente gesto storico. Chiaro e intransigente. Così com'è chiara la delusione fra le fila dei gay.

Il circolo Leonardo da Vinci conta 250 soci. Mille200 invece sono gli iscritti all'Arcigay nella Maremma. Queste le cifre di un mondo che si era preparato con euforia all'evento («Non è una provocazione, è proprio vero!» avevano scritto sul sito web) e che ieri sera, di fronte allo stop inaspettato, ha mostrato il proprio disappunto: «Ci avevano chiesto la disponibilità a salvare le apparenze e a spostare l'incontro al difuori del nostro circolo - ha spiegato Davide Buzzetti, presidente grossetano di Arcigay - Noi però' abbiamo detto no perché troviamo imbarazzante questo repentino ripensamento Dispiace per come è finita ma resta l'apprezzamento per il gesto del vescovo di Grosseto che si è distinto da altri suoi superio».

«La visita alla sede era un gesto di grande rispetto del mondo cattolico nei nostri confronti - gli ha fatto eco il presidente nazionale Aurelio Mancuso - il fatto che la diocesi abbia poi ricevuto ordini vaticani perché la visita non avvenisse non fa che aumentare il distacco fra Roma e le sue chiese locali. Rimaniamo comunque a disposizione per un confronto con tutti quei sacerdoti in linea col pensiero di Agostinelli». E, per dare un segnale alla cosa, ieri sera alcuni di loro si sono messi lo stesso ad aspettare il vescovo nei locali delle sede. Una veglia laica senza il protagonista principale. «Se casomai dovesse cambiare idea....».

Per ora non l'ha cambiata: «Oggi il clima per andare non c'è – ha ribadito il vescovo - ma potrà esserci in un altro momento. Vedremo». A dire che, come quasi tutte le cose umane, la vicenda non è chiusa.

Nessun commento: