lunedì 5 novembre 2007

Aids, nuove (e vecchie) strade per la prevenzione

di Cristiana Pulcinelli
da: l'Unità, 29 ottobre 2007

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un grande sforzo internazionale per aumentare il numero di persone che iniziano la terapia contro l´Hiv. Tuttavia, i dati dicono che per ogni persona che si riesce a mettere in terapia, ci sono 5 nuove infezioni. Di questo passo, per usare le parole di Helene Rees, un medico inglese che lavora in Sudafrica, «non si riuscirà mai a tenere dietro alle necessità di cura».

Rees ha partecipato alla dodicesima European Aids Conference che si è svolta la settimana scorsa a Madrid. Molti interventi della conferenza sono stati dedicati al problema di come evitare le nuove infezioni. Nonostante di prevenzione si parli da quando l´Aids ha fatto la sua comparsa, oltre vent´anni fa, ancora non si è riusciti a mettere a punto delle strategie vincenti.

Alcuni interventi volti a modificare i comportamenti si sono dimostrati efficaci, però - ha sottolineato Rees - «bisogna pensare a nuove strategie che siano diverse tra di loro e adeguate al modo in cui si presenta l´epidemia nei vari paesi. In Sudafrica, per esempio, l´epidemia sta colpendo soprattutto le donne: il 25% delle ragazze oltre i vent´anni è positivo. Si sta pensando quindi a interventi indirizzati alle donne, non solo puntando sull´informazione, ma anche sull´empowerment. Si stanno studiando, per esempio, gli effetti dei microfinanziamenti sull´incidenza dell´Aids: con i finanziamenti, le donne possono mettere in piedi un´attività propria, conquistare indipendenza e quindi maggiore capacità di contrattare la propria salute».


Prevenzione vuol dire anche vaccino. Giuseppe Pantaleo, italiano che insegna all´università di Losanna in Svizzera e che da anni si occupa del problema, divide la storia del vaccino contro l´Aids in due fasi: prima e dopo il 21 settembre 2007.

Quel giorno la casa farmaceutica Merck ha annunciato la sospensione di uno studio in cui erano già state incluse 3500 persone perché era apparso in modo chiaro che il vaccino non aveva nessun effetto protettivo in pratica. Il problema è che il prodotto della Merck sembrava avere tutti i requisiti che in teoria dovrebbero caratterizzare un vaccino efficace. Nonostante questo, nella pratica non funzionava.

«Molti altri potenziali vaccini sono in fase di sperimentazione - ha detto Pantaleo - ma quello del 21 settembre non può essere considerato solo il fallimento di uno dei possibili vaccini, ci deve indurre a valutare se l´approccio usato finora è valido. Ci vuole un ripensamento generale».


C´è poi il capitolo dei microbicidi vaginali. Qualche anno fa, queste creme hanno suscitato grandi speranze anche per il fatto di poter essere gestiti direttamente dalla donna, a differenza del preservativo. Purtroppo, non hanno funzionato.

I primi studi hanno mostrato addirittura degli effetti negativi di queste sostanze: probabilmente, hanno spiegato gli esperti, provocano qualche infiammazione che favorisce l´infezione. Gli studi con i microbicidi di prima generazione sono quindi stati sospesi. Adesso si stanno studiando nuovi tipi di creme contenenti, ad esempio, farmaci antiretrovirali.


Il ricercatore olandese Joep Lange ha parlato dell´uso degli antiretrovirali nella prevenzione. Per le persone esposte a un rischio elevato e occasionale di contagio, ad esempio gli operatori sanitari che si pungono con aghi infetti, vengono utilizzati oggi brevi cicli di antiretrovirali che sembra abbiano effetto nel ridurre il rischio di contrarre l´infezione. Più recentemente, però, è stata proposta una profilassi «preesposizione».

In sostanza, si tratta di somministrare giornalmente e in modo continuo gli antiretrovirali a persone esposte a un alto rischio di infezione, come le prostitute. Ci sono state all´inizio grandi polemiche su questa profilassi. Tanto che i primi 4 studi per valutarne l´efficacia sono stati sospesi. Tuttavia, un primo studio di sicurezza e fattibilità è comunque stato eseguito su prostitute africane e ora ci sono 4 studi in corso i cui risultati arriveranno tra il 2008 e il 2010.


Infine, la novità. Il francese Bertran Auvert ha spiegato come è nata l´idea che la circoncisione potesse essere un mezzo di prevenzione dell´Aids. In Africa ci sono paesi in cui l´Aids è molto diffuso e paesi in cui invece lo è poco. Ma ci sono anche paesi in cui si pratica la circoncisione e paesi in cui non la si utilizza. Ebbene, si è visto che laddove veniva praticata la circoncisione, l´epidemia di Aids era più contenuta.

Inoltre, una serie di studi aveva dimostrato che, nello stesso paese, i circoncisi avevano meno probabilità di infettarsi. Quindi, ha spiegato Auvert, «sono state fatte partire 3 sperimentazioni: una in Sudafrica, una in Kenia e una in Nigeria. Le tre sperimentazioni si sono concluse tra il 2006 e il 2007 e hanno dimostrato che la circoncisione riduce il rischio di infettarsi per l´uomo di circa il 60%.

Nel marzo 2007 Oms e Unaids hanno raccomandato la circoncisione come intervento preventivo e la nostra stima è che in Africa nel corso dei prossimi 10 anni le campagne di circoncisione potrebbero evitare 3,7 milioni di infezioni e 2 milioni di morti».

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