di: Alessandra Retico
la Repubblica, 30 ottobre 2007
Sniffano fino a distruggersi il naso, fino a bucarsi il palato. Poi vanno dal chirurgo e si rifanno tutto. Una plastica non per essere belli, ma per riuscire a respirare ancora. A volte, per continuare a tirare su coca. Diecimila euro da un privato, gratis in ospedale ma a costo di lunghe file d'attesa.
Sono ragazzi di vent'anni, donne e uomini di cinquanta e più. Senza distinzioni di ceto, ma se la roba che usano è tagliata male si rovinano subito: cartilagine perforata, tessuti sfibrati. Quella di qualità corrode lo stesso, ma va più lenta. «Alla fine i danni sono uguali, spesso irreversibili».
Gaetano Paludetti è il direttore della clinica otorinolaringoiatrica del Policlinico Gemelli di Roma. Dice che casi di questo tipo gli capitano sempre più spesso, «è una patologia che mi sento di definire in consistente aumento. Quantificarla no, ma aumentano le richieste di ricostruzione di naso e palato. Causa cocaina, lo dicono a volte. Altre si capisce anche se negano».
Al Congresso FeDerSerD a Sorrento gli operatori dei Sert hanno messo sul tavolo i dati raccolti dai servizi pubblici. Raccontano di un cambiamento di abitudini tra i consumatori della"polvere bianca", di un abbassamento dell'età e di una diffusione sempre maggiore tra le donne.
Democratica e trasversale, ma questo anche dalle analisi istituzionali più recenti (Viminale) veniva fuori: dal 2001 al 2005 raddoppiati i cocainomani "costanti", 2 milioni quelli saltuari; aumento dei 25-34enni, 62% maschi 50 per cento femmine; crollo dei costi da 99 euro a grammo a 83. Trovata persino nei fiumi Po e Arno, infiltrata nelle banconote, volatilizzata nell'aria di Roma.
Mancava l'aspetto di "costume" più moderno, più avanzato, adesso c'è: una rinoplastica per rimettere tutto a posto. Liste d'attesa di un anno e mezzo in ospedale ma l'intervento è gratuito, di cinque mesi negli studi privati dove però si devono pagare diecimila euro. Due tre ore sotto i ferri, dipende dalla gravità delle lesioni.
Paludetti: "Non è mica detto che riesca, bisogna anzi valutare se intervenire: ricostruire in assenza di tessuti vitali, di vasi sanguigni compromessi è complicato, a volte impossibile. La cocaina attacca la mucosa, la cartilagine, il setto. Arrivano pazienti senza praticamente più naso e con buchi nel palato oltre che granulomi sotto cutanei evasi cicatrizzati».
Fino a poco tempo fa i casi di ricostruzione del naso erano rarissimi, uno su cento cocainomani, quasi nessuna donna, gente dello spettacolo o manager. Ora "il naso da coca" è popolare, le donne non sono più rare e tutti i ceti sociali sono ben rappresentati, compresi insospettabili.
Molti giovanissimi e le cose si complicano perché «le mucose e la cartilagine sono più delicate» ha spiegato Claudio Leonardi, coordinatore del comitato scientifico di Federserd. Ragazzi che magari tirano una volta per provare"ma se è roba balorda gli effetti si vedono subito», dice Plaudetti che nel suo studio ha ricevuto anche ventenni.
"Molti promettono di smettere, giovani e no, molti tornano senza aver mantenuto il patto». Ma pezzi di ricambio a quel punto non cene sono più.
la Repubblica, 30 ottobre 2007
Sniffano fino a distruggersi il naso, fino a bucarsi il palato. Poi vanno dal chirurgo e si rifanno tutto. Una plastica non per essere belli, ma per riuscire a respirare ancora. A volte, per continuare a tirare su coca. Diecimila euro da un privato, gratis in ospedale ma a costo di lunghe file d'attesa.
Sono ragazzi di vent'anni, donne e uomini di cinquanta e più. Senza distinzioni di ceto, ma se la roba che usano è tagliata male si rovinano subito: cartilagine perforata, tessuti sfibrati. Quella di qualità corrode lo stesso, ma va più lenta. «Alla fine i danni sono uguali, spesso irreversibili».
Gaetano Paludetti è il direttore della clinica otorinolaringoiatrica del Policlinico Gemelli di Roma. Dice che casi di questo tipo gli capitano sempre più spesso, «è una patologia che mi sento di definire in consistente aumento. Quantificarla no, ma aumentano le richieste di ricostruzione di naso e palato. Causa cocaina, lo dicono a volte. Altre si capisce anche se negano».
Al Congresso FeDerSerD a Sorrento gli operatori dei Sert hanno messo sul tavolo i dati raccolti dai servizi pubblici. Raccontano di un cambiamento di abitudini tra i consumatori della"polvere bianca", di un abbassamento dell'età e di una diffusione sempre maggiore tra le donne.
Democratica e trasversale, ma questo anche dalle analisi istituzionali più recenti (Viminale) veniva fuori: dal 2001 al 2005 raddoppiati i cocainomani "costanti", 2 milioni quelli saltuari; aumento dei 25-34enni, 62% maschi 50 per cento femmine; crollo dei costi da 99 euro a grammo a 83. Trovata persino nei fiumi Po e Arno, infiltrata nelle banconote, volatilizzata nell'aria di Roma.
Mancava l'aspetto di "costume" più moderno, più avanzato, adesso c'è: una rinoplastica per rimettere tutto a posto. Liste d'attesa di un anno e mezzo in ospedale ma l'intervento è gratuito, di cinque mesi negli studi privati dove però si devono pagare diecimila euro. Due tre ore sotto i ferri, dipende dalla gravità delle lesioni.
Paludetti: "Non è mica detto che riesca, bisogna anzi valutare se intervenire: ricostruire in assenza di tessuti vitali, di vasi sanguigni compromessi è complicato, a volte impossibile. La cocaina attacca la mucosa, la cartilagine, il setto. Arrivano pazienti senza praticamente più naso e con buchi nel palato oltre che granulomi sotto cutanei evasi cicatrizzati».
Fino a poco tempo fa i casi di ricostruzione del naso erano rarissimi, uno su cento cocainomani, quasi nessuna donna, gente dello spettacolo o manager. Ora "il naso da coca" è popolare, le donne non sono più rare e tutti i ceti sociali sono ben rappresentati, compresi insospettabili.
Molti giovanissimi e le cose si complicano perché «le mucose e la cartilagine sono più delicate» ha spiegato Claudio Leonardi, coordinatore del comitato scientifico di Federserd. Ragazzi che magari tirano una volta per provare"ma se è roba balorda gli effetti si vedono subito», dice Plaudetti che nel suo studio ha ricevuto anche ventenni.
"Molti promettono di smettere, giovani e no, molti tornano senza aver mantenuto il patto». Ma pezzi di ricambio a quel punto non cene sono più.
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