Ospito volentieri questa lettera aperta al vescovo Bregantini
Lettera aperta al Vescovo di Locri P. Giancarlo Bregantini
«Per obbiedienza sono venuto, per obbedienza parto»
Caro P. Giancarlo,
nonostante la notizia mi avesse già a caldo lasciato parecchio interdetta, ho voluto attendere un filmato che mi mostrasse anche il tuo volto.
E’ arrivato, attraverso il microfono della trasmissione “Le Iene”, ed è proprio il volto che mi aspettavo, il volto sereno di un uomo che ha fatto della fedeltà la propria ricchezza.
“Fedeltà” è un termine, o meglio un concetto, che tendo a sottolineare perché è, a mio avviso, l’origine e il senso della nostra fede, già a partire dalla storia della salvezza e della nuova alleanza di Dio con l’umanità.
Purtroppo nei secoli abbiamo assistito alla distorsione del senso dell’obbedienza, parola che ha condizionato e sta condizionando tante esistenze, nonostante, ormai è accertato, sia assente nei Vangeli.
Questo termine viene usato in riferimento ad agenti atmosferici “anche il vento gli ubbidisce….”, ma mai a uomini, e neanche a Dio.
Mai nei Vangeli Gesù chiede di obbedire a Dio o di servirlo, ma di assomigliargli. Ecco che comprendiamo che il termine più adeguato è senza dubbio “fedeltà”.
Mentre l’obbedienza sottomette, la somiglianza innalza. Innalza alla condizione divina, che è il traguardo al quale ogni individuo è chiamato e al quale deve arrivare.
La promessa che tu hai fatto ai tuoi superiori è una promessa di obbedienza nel senso più ampio del termine, cioè a definire il massimo livello di collaborazione nella costruzione del Regno di Dio. Questo è ciò che Dio stesso, attraverso Gesù, chiede a tutti noi cristiani.
Lasciare un progetto “santo” attraverso il quale sei stato accanto agli ultimi non è segno di fedeltà. E’ cieca obbedienza a un disegno che potrebbe non essere la volontà di Dio.
Sono sicura che la cosiddetta “promozione” ti interessi poco e niente, ma è la giustificazione apparente dietro la quale si nasconde ben altra intenzione. E questo tu lo sai. E’ fin troppo evidente.
Se davvero vuoi “obbedire”, cioè restare fedele a ciò che la tua coscienza certamente ti indica, l’unica strada è “disobbedire”.
Gesù ci ha mostrato come fare, Gesù ha trasgredito a tutte le leggi preordinate, leggi contrarie al benessere dell’uomo, e per questo è stato messo a morte; disobbediente fino alla morte, nonostante la morte, oltre la morte.
Sei un uomo coraggioso, generoso, che ha sfidato il potere degli sfruttatori e dei malavitosi; la tua opera è “vino nuovo”, si tratta ora di lasciare che venga deposto in “otri nuovi”.
Non temere, trasgredire “la legge” è cosa che viene da Dio.
Lettera aperta al Vescovo di Locri P. Giancarlo Bregantini
«Per obbiedienza sono venuto, per obbedienza parto»
Caro P. Giancarlo,
nonostante la notizia mi avesse già a caldo lasciato parecchio interdetta, ho voluto attendere un filmato che mi mostrasse anche il tuo volto.
E’ arrivato, attraverso il microfono della trasmissione “Le Iene”, ed è proprio il volto che mi aspettavo, il volto sereno di un uomo che ha fatto della fedeltà la propria ricchezza.
“Fedeltà” è un termine, o meglio un concetto, che tendo a sottolineare perché è, a mio avviso, l’origine e il senso della nostra fede, già a partire dalla storia della salvezza e della nuova alleanza di Dio con l’umanità.
Purtroppo nei secoli abbiamo assistito alla distorsione del senso dell’obbedienza, parola che ha condizionato e sta condizionando tante esistenze, nonostante, ormai è accertato, sia assente nei Vangeli.
Questo termine viene usato in riferimento ad agenti atmosferici “anche il vento gli ubbidisce….”, ma mai a uomini, e neanche a Dio.
Mai nei Vangeli Gesù chiede di obbedire a Dio o di servirlo, ma di assomigliargli. Ecco che comprendiamo che il termine più adeguato è senza dubbio “fedeltà”.
Mentre l’obbedienza sottomette, la somiglianza innalza. Innalza alla condizione divina, che è il traguardo al quale ogni individuo è chiamato e al quale deve arrivare.
La promessa che tu hai fatto ai tuoi superiori è una promessa di obbedienza nel senso più ampio del termine, cioè a definire il massimo livello di collaborazione nella costruzione del Regno di Dio. Questo è ciò che Dio stesso, attraverso Gesù, chiede a tutti noi cristiani.
Lasciare un progetto “santo” attraverso il quale sei stato accanto agli ultimi non è segno di fedeltà. E’ cieca obbedienza a un disegno che potrebbe non essere la volontà di Dio.
Sono sicura che la cosiddetta “promozione” ti interessi poco e niente, ma è la giustificazione apparente dietro la quale si nasconde ben altra intenzione. E questo tu lo sai. E’ fin troppo evidente.
Se davvero vuoi “obbedire”, cioè restare fedele a ciò che la tua coscienza certamente ti indica, l’unica strada è “disobbedire”.
Gesù ci ha mostrato come fare, Gesù ha trasgredito a tutte le leggi preordinate, leggi contrarie al benessere dell’uomo, e per questo è stato messo a morte; disobbediente fino alla morte, nonostante la morte, oltre la morte.
Sei un uomo coraggioso, generoso, che ha sfidato il potere degli sfruttatori e dei malavitosi; la tua opera è “vino nuovo”, si tratta ora di lasciare che venga deposto in “otri nuovi”.
Non temere, trasgredire “la legge” è cosa che viene da Dio.
Stefania Salomone
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