domenica 9 dicembre 2007

NON C’È PIÙ SPERANZA?

Non ancora riesco a leggere l’enciclica di Benedetto XVI° sulla speranza, ma ho il sentore di andare verso una grande delusione. Ho l’impressione che la chiesa si ritrovi un papa "cortocircuitato": tutto preso dalla stretta delle sue ossessioni, prigioniero della sua "razionalità filosofica" scambiata per "Ragione di fede"!

Nel capitolo 21, versetto 11, di Isaia c’è una domanda alla quale, purtroppo, nemmeno più la Chiesa, questa chiesa, sa dare una risposta: “Sentinella, quando finisce la notte? Dimmi, quanto manca all’alba?” .

Don Giorgio Morlin, parroco di Mogliano Veneto (Treviso) fa una descrizione del cattolicesimo italiano da far cader le braccia! Eppure tale è! E di fronte a questa realtà, il papa e i nostri vescovi continuano a tener chiusi gli occhi e sordo il cuore.

Scrive don Giorgio:

Si registra un cattolicesimo italiano mediaticamente e politicamente imponente ma profeticamente fragilissimo. E’ un cattolicesimo, ad esempio, che, il 12 maggio 2007, riesce a radu­nare un milione d’italiani per il «Family day» a Roma ad affermare con forza: “No ai DICO!” ma che non riesce a mobilitare nemmeno qualche migliaio di cittadini credenti, nelle piazze di Palermo o di Napoli o di Milano o di Venezia, per procla­mare, con altrettanta forza, “No alla mafia!”.

Un cattolicesimo nazionale che è richiamato dall’autorità ecclesiastica, giustamente ma anche ossessivamente, all’osservanza del VI° comandamento (non commettere adulterio: quindi, no alle coppie di fatto!) ma che, allo stesso tempo, in merito ai due comandamenti contigui nell’elenco del decalogo, brilla per il suo grande silen­zio: ad esempio sul V° (non uccidere”: quindi, no alla guerra, no alla mafia, no alla camorra...) e sul VII° (non rubare: quindi, no all’evasione fiscale, no alla cultura dell’illegalità...).

Si verificano situazioni, paradossali e ridicole allo stesso tempo, in cui, ad esempio, i quattro principali leaders politici del centrodestra (Berlusconi, Bossi, Casini, Fini) che si dichiarano pubblicamente cattolici molto ossequienti al papa e strenui difensori della sacralità del matrimonio monogamico, in realtà risul­tano tutti e quattro divorziati.

Una cultura cattolica come questa, chiaramente strumentale e schizofrenica, spegne la speranza e la profezia. E’ una schizofrenia, comunque, che si registra in molti ambiti della vita civile e religiosa. Da un punto di vista strettamente religioso e popolare, il mondo cattolico, mentre riesce ogni anno a portare da ogni parte d’Italia circa 6 milioni di pellegrini alla tomba di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, non solo è incapace a mobilitarsi ma anche incapace ad esprimere un minimo di ribellione morale quando, ad esempio, i servitori della giustizia (come i giudici Costa, Chinnici, Livatino, Falcone, Borsellino, ecc...) sono ammazzati dalla mafia o dalla camorra o dalla ’ndrangheta.

E’ uno strazio devastante che si abbatte con furia non solo sulla vita dei cittadini ma anche sulla vita della natura stessa attraverso gli incendi dolosi a ripetizione, mirati masochisticamente all’autodistruzione ecologica, economica e urbana delle meravigliose terre del sud.

Tutto questo, tra l’altro, accade con l’omertà colpevole di quelle popolazioni locali, che magari poi sono anche molto devote nel recitare il rosario davanti alle statue di Padre Pio disseminate a migliaia nelle piazze e contrade di città e paesi del meridione, e non solo.

Una religiosità come questa è fuori dalla storia e dal vangelo. Anzi, sarà proprio alla storia e al vangelo che, non so come e quando, saremo tutti chiamati come Chiesa a renderne conto…

Fin qui la bella citazione di don Giorgio. Come non dargli retta?
A tutti un abbraccio e buona resistenza.
don Aldo Antonelli

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Caro don Aldo,

secondo me la speranza è viva, ma va cercata altrove... Nelle parole del papa e dei suoi fans trovo tanta tristezza.

Io sempre di più guardo altrove, cioè nella Bibbia e nella vita di tante persone semplici che vivono con difficoltà ma anche con tanta fiducia. Forse bisogna ritornare all'essenziale.

Ho letto l'enciclica poi l'ho messa nello scaffale delle cose che per rispetto non butto via. Ma per la vita ci vuole altro.

Il papa sa troppo di muffa e le sue parole vengono da un mondo nel quale lui si trova bene, ma evidentemente non parla per gli uomini e le donne di oggi.

Questa encliclica, però, non farà del male. Non interesaa nè ai teologi nè alla gente.

In uno scaffale, tutto sommato, occupa poco posto. Acqua che passa e va."
don Franco

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