L’Italia che si muove, che si mobilita per cause vere c’è: eccome. Il corteo delle donne di sabato 24 novembre lo ha ancora una volta dimostrato.
A parte quella minoranza che ha cacciato donne serie e militanti come Pollastrini, Melandri e Turco (per dimostrare ancora una volta che i maschi non hanno il monopolio della stupidità), il corteo ha detto a chiare lettere che le donne non ne possono più: la violenza e la disattenzione nei loro riguardi ha toccato punte altissime, intollerabili.
I palazzi devono cercare di leggere che cosa c’è dentro questa rabbia e ricavarne stimoli.
Molte donne hanno giustamente criticato l’inciviltà di alcuni gruppi, ma la prima inciviltà resta pur sempre la violenza quotidiana di noi maschi sulle donne.
Certo, non aver compreso ed espresso l’importante lavoro di donne come Pollastrini, Melandri e Turco nei loro ruoli istituzionali, fa parte di quella fantapolitica che molti scambiano per politica vera.
La rabbia spesso ha motivazioni reali e legittimazioni possibili, ma se non si va oltre la rabbia…non si fa molta strada nei cambiamenti reali.
La rabbia può essere atto primo. L’importante è non fermarsi lì e progettare i passi concreti.
Per questo non basta il corteo.
A parte quella minoranza che ha cacciato donne serie e militanti come Pollastrini, Melandri e Turco (per dimostrare ancora una volta che i maschi non hanno il monopolio della stupidità), il corteo ha detto a chiare lettere che le donne non ne possono più: la violenza e la disattenzione nei loro riguardi ha toccato punte altissime, intollerabili.
I palazzi devono cercare di leggere che cosa c’è dentro questa rabbia e ricavarne stimoli.
Molte donne hanno giustamente criticato l’inciviltà di alcuni gruppi, ma la prima inciviltà resta pur sempre la violenza quotidiana di noi maschi sulle donne.
Certo, non aver compreso ed espresso l’importante lavoro di donne come Pollastrini, Melandri e Turco nei loro ruoli istituzionali, fa parte di quella fantapolitica che molti scambiano per politica vera.
La rabbia spesso ha motivazioni reali e legittimazioni possibili, ma se non si va oltre la rabbia…non si fa molta strada nei cambiamenti reali.
La rabbia può essere atto primo. L’importante è non fermarsi lì e progettare i passi concreti.
Per questo non basta il corteo.
Nessun commento:
Posta un commento