domenica 2 dicembre 2007

RECENSIONE

Luca Pugli, Il segno dei vergini, Editrice UNI-Service, Trento 2007, pagg. 181, € 26,00.

Quando si apre un libro, in genere si individua subito il suo genere letterario. Un libro di storia, un romanzo, un giallo, una biografia? L’Autore ci spiazza.

Qui ci troviamo di fronte ad un intreccio in cui compaiono vissuti personali, ricostruzioni storiche e paesaggistiche, dialoghi, riflessioni teologiche, itinerari, informazioni dettagliate specialmente sui “territori” dei due protagonisti.

Ma sotto sotto, a mio avviso, un filo conduttore si trova. I due personaggi, giunti alla terza età, si scoprono non solo amici del tempo che fu, ma uomini animati dalle stesse passioni culturali, politiche e religiose.

L’Autore, anche quando usa il dizionario e fa il filosofo, sembra parlarci del suo itinerario spirituale.

Salendo di intensità e suspence, queste pagine lasciano aperto il futuro, quando Riccardo è diventato papa e Fabrizio è il prete sposato, sotto inchiesta vaticana.

Qui il libro trabocca di una fantasia messa a servizio di questo filone di cultura e di teologia della liberazione. Già lo scambio epistolare dei due “personaggi” si inoltra sui terreni più vari: non c’è argomento che non venga citato, sfiorato, ripreso.

Vorrei dire che si tratta di una storia romanzata e infiorata di precise informazioni e di preziose riflessioni. Un romanzo sapienziale?

Invito il lettore e la lettrice ad individuare il percorso carsico ben leggibile sotto i dialoghi, le divagazioni, gli elenchi. Il vero “romanzo” sta sotto e si muove tra sogno e realtà.

L’Autore sa che i sogni servono a sospingerci verso un mondo “altro” per non essere assorbiti dalla routine e dalle troppe paludi dell’esistenza.

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