lunedì 3 dicembre 2007

PATOLOGIE DELL'OBBEDIENZA

Non sono per nulla un "abbonato al diluvio". Anzi, vedo nella società e nelle chiese cristiane anche tanti germi profetici e tanti percorsi positivi.

Ma, concentrando per un momento lo sguardo sulla vita della chiesa cattolica istituzionale, vedo una erbaccia pericolosa, anzi una patologia difficile da curare.

Alludo alla costellazione delle patologie da obbedienza.

Basta un colloquio con il vescovo e il parroco chiude la porta dell'oratorio ai musulmani per la preghiera del venerdì.

Basta un'ingiunzione vaticana e il vescovo di Locri, con sofferta obbedienza, va a Campobasso.

Nessuno vuole giudicare le coscienze di benemeriti pastori, ma resta il fatto che un fischio gerarchico riesce a far cambiare strada.

Ma quello che più mi ha sconvolto è stata la lettura integrale del saluto che il giorno 8 novembre monsignor Bregantini ha rivolto alla diocesi nel suo congedo: "Al papa non si può dire di no!".

E se, anzichè invitare all'obbedienza, sollecitassimo una consapevole disobbedienza?

E se, anzichè negare l'esistenza di "trame oscure" e di " giochi di potere", svelassimo questo squallido sommerso per aiutare la nostra chiesa a liberarsene?

Come possiamo sempre mettere in campo "un disegno misterioso del Signore" anzichè esplicitare le alleanze manifeste delle mafie che hanno determinato questa "promozione"?

Mi sembra di dover dolorosamente constatare, in troppe situazioni della vita ecclesiale e personale,un arretramento del nostro maturo esercizio della libertà umana ed evangelica.

Che senso ha per un prete che si sposa sottoporsi alla umiliazione e alla tortura della dispensa vaticana?Non basta comunicare la decisione?

Troppi uomini e donne nella chiesa, docili a questo malcostume clericale, non diventano mai davvero laici, cioè popolo consapevole, persone libere.

Troppi continuano a chiedere permesso, a non sentirsi a posto senza l'autorizzazione e la benedizione di un funzionario dell'istituzione.

L'obbedienza non solo non è più una virtù, ma costituisce una grave patologia dell'anima che ingabbia la vita e spegne la comunità.

Certo, la disobbedienza evangelica ha i suoi costi e i suoi rischi, ma crescere nel cammino della libertà ci fa gustare anche le più invitanti gioie del convito umano e comunitario.

Occorre scegliere tra una chiesa di minorenni e una comunità di donne e di uomini che tentano l'arduo sentiero della libertà.

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