venerdì 21 dicembre 2007

RUSHDIE – SCALFARI

Repubblica di questi ultimi giorni ha ospitato due articoli assai stimolanti circa il concetto e la pratica della laicità.

Per Rushdie non si tratta tanto o soltanto di liberarsi dai sacerdoti e gestori delle religioni, ma di buttare all’aria ogni senso della divinità: “Le saggezze antiche sono sciocchezze moderne. Vivi nel tuo tempo, usa quello che conosci e quando sarai diventato adulto, forse finalmente la razza umana sarà diventata adulta con te e avrà messo da parte le cose da bambini” (Repubblica, venerdì 14 dicembre, pag. 49). Questa la strada maestra che Rushdie indica al suo giovane interlocutore.

Scalfari, che di laicità è un maestro, dissente alla grande: “Si può definire questo un manifesto della laicità? Da laico e da non credente ho qualche dubbio in proposito. Sento che il suono, il sentimento, la visione della laicità non sono questo. Non sono rispecchiati da queste parole, da un’arringa così impietosa e a sua volta così intollerante” (Repubblica, 16 dicembre, pag. 29).

Sono ancora una volta d’accordo con Scalfari. Siamo poi così sicuri che le saggezze antiche siano tutte cose da bambini da buttare? E siamo così sicuri che tutte le certezze nuove siano la verità assolutamente affidabile?

Questo nuovo dogmatismo è come quello dei fondamentalisti. Lo conosco bene e non credo che ci aiuti a crescere. Quando si scelgono le scorciatoie, il rischio è quello di credere di dire delle novità mentre si cade nelle solite trappole.

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